Il mio viaggio a Leopoli, tra resilienza accademica e voglia d’Europa
Durante la prima settimana di novembre, sono stato invitato a tenere alcune lezioni presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e il Dipartimento di Giornalismo e Comunicazione di Massa dell’Università Politecnica Nazionale di Leopoli (LPNU). È stata un’esperienza unica, arricchente e davvero formativa—che mi ha ispirato tanto quanto spero di aver ispirato i miei studenti.
Leopoli oggi: viaggio nell’Ucraina che resiste e guarda all’Europa
Ho avuto il privilegio di interagire con studenti ucraini del primo e del secondo anno, provenienti da Leopoli—capitale dell’antico Regno di Galizia—nonché da regioni dell’Ucraina centrale e orientale. Leopoli, che prima del 2022 contava oltre 700.000 abitanti, oggi ne ospita circa un milione, grazie anche agli sfollati interni in fuga dalla guerra e ai militari e ai civili in cura presso le strutture ospedaliere leonine. La LPNU è il più grande ateneo del Paese, con circa 40.000 studenti iscritti.
Nel dialogo con loro, ho colto un tratto generazionale fondamentale della società ucraina contemporanea. Gli studenti universitari, anzi i ventenni, pur essendo patrioti quanto i loro padri—e mi scuso per questa leggera cacofonia—sono fermamente convinti di essere europei e di aderire ai valori delle democrazie occidentali. Tuttavia, rispetto ai loro padri cinquantenni e sessantenni, che hanno studiato e lavorato nell’URSS a trazione russa, desiderano soprattutto che la guerra finisca, magari anche costi quel che costi. I loro padri, invece, chiedono una pace giusta.
Tutti, comunque, condividono un obiettivo irrinunciabile: che gli invasori se ne vadano. È un contrasto generazionale che illumina la tensione profonda tra identità civica, desiderio di normalità e senso di giustizia, e che rende ancora più prezioso il confronto con queste giovani voci.
È stato per me un onore discutere del tema “La neutralità svizzera sotto pressione in un’Europa sulla via della guerra: realtà geopolitiche e dilemmi strategici nel XXI secolo”, così come dell’importanza di una stampa libera durante i conflitti—quando la verità diventa la prima vittima e la dezinformatsia un’arma potente.
Tra allarmi aerei, coprifuoco e legge marziale il mio breve viaggio nell’Ucraina occidentale, è stata un’esperienza importante, che consiglio a tutti coloro che vogliano capire come si viva e lavori in un paese in guerra. Come pure sarebbe utile un viaggio nei Paesi Baltici, Estonia in primis, in Polonia o in Romania, dove si percepisce quotidianamente la tensione, nonché il timore, di avere per vicino di casa un bullo armato fino ai denti con mire espansioniste.

