L’Italia dei dottori e dei professori nell’Europa dei signori

L’Italia dei dottori e dei professori nell’Europa dei signori

Quante volte ci siamo sentiti chiamare nella stazione ferroviaria della capitale del Belpaese “dottore”, “professore” e “ingegnere” da qualche ossequioso tassista senza che il nostro titolo di studio fosse noto? In Italia, spesso e volentieri, chiamiamo chi ha la terza media ragioniere, il ragioniere dottore e il dottore professore. Anzi, a volte basta la quinta elementare per essere promosso sul campo docente universitario.

In Italia, si usa chiamare dottore chi ha conseguito una laurea del vecchio ordinamento oppure una laurea magistrale, poiché così sta scritto sul diploma di laurea. Nei paesi anglosassoni, tuttavia, non funziona così. E nemmeno in Germania, Svizzera o Francia. A dire il vero neppure in tutta l’Unione Europea. Infatti, in seguito alla riforma del sistema universitario del 1999, il cosidetto “Processo di Bologna”, solo chi ha conseguito un dottorato di ricerca (Ph.D. o DPhil, dal latino Doctor Philosophiae), può fregiarsi del titolo di dottore.

Sarebbe buona norma, anche per gli italiani che vivono e lavorano all’estero, usare l’abbreviazione “dott.” e non “Dr.” Quest’ultimo, infatti, può dare luogo a degli equivoci. Infatti, “Dr.” è universalmente usato come abbreviazione per un dottore di ricerca (Ph.D.) oppure un medico chirurgo o medico veterinario. Spesso e volentieri, in trasferta all’estero, i funzionari dei ministeri della Penisola si fanno presentare come “Dr. Tizio” invece di farlo tradurre con un più sobrio e corretto “Mr. Tizio”.

Altra storia è quella del titolo di “Prof.”, che non è assolutamente tutelato in Italia e chiunque insegni un corso di qualsiasi tipo si avvale di tale titolo. La stampa e la televisione italiane, negli ultimi mesi, hanno mandato in onda fior di professoroni che non sono nemmeno laureati. Nei paesi anglosassoni, gli insegnanti di scuola media inferiore o superiore non hanno il titolo di professore: abbiamo Mr. White e Ms. Smith (per usare a caso due cognomi comunissimi), bravissimi e rispettatissimi insegnanti di matematica o lettere.

Sarebbe bello che in Italia si usasse bene e in modo diffuso il sempiterno Sig. Bianchi e Sig.ra Rossi per tutti coloro che non sono medici, non hanno dottorati di ricerca o abilitazioni all’insegnamento universitario come Professore Assistente/Ricercatore, Professore Associato o Professore Ordinario.

Infine, bisognerebbe tenere a mente che lo Stivale è penultimo (peggio di noi c’è solo la Romania) per numero di laureati di tutta la popolazione universitaria dell’UE. Un’iniezione di umiltà francescana ci farebbe bene e cambierebbe una certa immagine fanfarona dell’Italia.

Oreste Foppiani

Oreste Foppiani è Visiting Research Fellow e professore associato di Storia e Politica internazionali presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies dello European University Institute (www.eui.eu). Ha insegnato o diretto progetti di ricerca in diversi atenei tra Ginevra, Milano, Tokyo, Washington e New York. Membro dell'Association Genevoise des Journalistes (RP Impressum) e dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna (2004-2018), è stato corrispondente permanente di Libertà presso l'Onu di Ginevra dal 2008 al 2016.

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4 Comments

  1. Presidente (evito Dr.) che ne dice degli ultramaturi (o meno) conviventi che si definiscono “fidanzati o fidanzatini”? Mi fanno ridere tanto. Troppo scandaloso o peccaminoso definirli amanti o conviventi.

    • Grazie per il suo commento, Signor Magro. Riguardo agli “amantes seniores”, non ho molta competenza, ma capisco il suo disappunto. Il mio articolo si concentra sull’abuso del titolo di “Dottore” e “Professore”, che non mette in buona luce la nostra amata Penisola, soprattutto all’estero.

  2. A quel che dice la legge in Italia, anche chi ha conseguito una qualsiasi laurea triennale ( o breve che dir si voglia o anche un diploma universitario di pari durata corrispondente a 180 CFU) può legittimamente fregiarsi in Italia del titolo di dottore senza incorrere in abuso alcuno.

    • Grazie per il suo commento, Signor Dalseno. Il mio articolo non entra nel merito di quello che stabilisce la legge italiana. Si vuole semplicemente sottolineare il fatto che in altri paesi europei non si concede il titolo o la qualifica di “dottore” con il conseguimento del primo diploma universitario o laurea breve. Essendo l’Italia un paese membro e fondatore dell’UE, il sistema universitario italiano dovrebbe adeguarsi a quello europeo e non viceversa.

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