La Blitzkrieg ucraina in territorio russo: successo militare o fuoco di paglia?
Il Ferragosto ucraino è stato un giorno di ferro e fuoco. L’attacco lampo dell’esercito ucraino, ideato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa Oleksandr Syrskyi nelle prime due settimane di agosto, ha sconvolto i piani militari russi, rimescolando le carte nel gioco bellico e diplomatico
Passare dalla guerra di trincea, in stile Prima Guerra Mondiale, alla Blitzkrieg della Seconda Guerra Mondiale non è stato semplice, ma ha sicuramente prodotto un risultato tattico significativo. Kiev ha dichiarato di controllare da alcuni giorni 82 insediamenti, nonché circa 1.200 chilometri quadrati di territorio russo.
Durante una riunione in videoconferenza, il generale Syrskyi ha informato il presidente Volodymyr Zelenskyy sui combattimenti in corso nell’area di Malaya Loknya, a circa 12 chilometri dal confine ucraino. L’alto ufficiale ucraino ha dichiarato di voler “catturare il maggior numero possibile di prigionieri russi”.
Il presidente Zelenskyy, su X, ha affermato che grazie all’operazione militare nella regione di Kursk, l’Ucraina sta rafforzando le sue posizioni e rimpinguando il cosiddetto “fondo di scambio per le Forze Armate ucraine”. Infatti, centinaia di prigionieri di guerra russi sono ora nelle mani degli ucraini, permettendo potenziali scambi con i prigionieri ucraini detenuti dai russi.
Il Cremlino ha definito l’incursione ucraina una “grande provocazione” e ha promesso una massiccia rappresaglia, oltre due anni e mezzo dopo l’inizio della “operazione militare speciale”, ossia l’invasione dell’Ucraina.
Tuttavia, il ministro della Difesa russo, Andrej Belousov, ha dichiarato venerdì scorso che le truppe russe hanno respinto gli attacchi ucraini in diverse aree, incluse quelle dei villaggi di Gordeevka e Russkoe Porechnoe.
Zelenskyy ha ovviamente ribattuto che le perdite russe nella regione di Kursk sono “molto utili” per la difesa dell’Ucraina, in quanto riguardano la “distruzione della logistica dell’esercito russo”.
Il comandante dell’Aeronautica Militare ucraina, il generale di squadra aerea Mykola Oleshchuk, ha commentato su Telegram che la sua forza ha avuto un ruolo attivo nell’operazione, colpendo le rotte stradali e ferroviarie dei rifornimenti nemici, nonché i loro centri logistici. Il tre stelle ucraino ha persino confermato la distruzione del terzo ponte nella regione.
Ad oggi, 19 agosto, le forze ucraine hanno distrutto tre ponti principali nella regione di Kursk, isolandola di fatto dal resto della Russia e ponendo le basi per una zona cuscinetto, utile per alleviare la pressione delle truppe russe sul fronte orientale.
Il fronte orientale resta il più importante
I combattimenti più intensi, tuttavia, continuavano nell’est dell’Ucraina, dove le truppe russe da mesi avanzano lentamente verso il centro strategico di Pokrovsk.
Secondo gli analisti, uno degli obiettivi dell’operazione di Kursk da parte dell’Ucraina era distrarre le forze russe dall’est, ma finora non si è registrato alcun segno di un allentamento in quella zona.
Se l’obiettivo delle Forze Armate ucraine era distogliere l’attenzione russa dal Donbas, non ha funzionato come sperato. Mentre Kiev cercava di massimizzare l’effetto dell’offensiva di Kursk, la Russia stava facendo lo stesso nell’est dell’Ucraina.
Probabilmente sarà il primo a cedere a dover interrompere la propria offensiva.
Il presidente Zelenskyy ha dichiarato che l’Ucraina “non sta dimenticando nemmeno per un secondo” l’est e ha promesso nuove consegne di armi – oltre a quanto già pianificato – per rafforzare le posizioni.
Il dito del Cremlino puntato verso la NATO
L’influente veterano russo Nikolai Patrushev ha affermato venerdì che l’Occidente e la NATO guidata dagli Stati Uniti, hanno contribuito a pianificare l’attacco a sorpresa dell’Ucraina nella regione di Kursk, un’accusa che Washington ha respinto al mittente.
“L’operazione nella regione di Kursk è stata pianificata anche con la partecipazione della NATO e delle forze speciali occidentali”, ha dichiarato, senza fornire prove il fedelissmo di Putin. “Senza la loro partecipazione e il loro supporto diretto, Kiev non si sarebbe avventurata nel territorio russo”.
Le dichiarazioni hanno suggerito che la prima incursione ufficialmente riconosciuta dell’Ucraina nel territorio sovrano russo comportava un alto rischio di escalation. Putin ha presieduto una riunione del Consiglio di Sicurezza della Russia, alla quale ha partecipato anche Patrushev, affermando che la discussione si sarebbe concentrata su “nuove soluzioni tecniche” impiegate in quella che la Russia chiama la sua operazione militare speciale.
“Gli sforzi di Washington hanno creato tutte le premesse affinché l’Ucraina perda la sua sovranità e parte dei suoi territori”, ha detto Patrushev.
Una fonte russa ha dichiarato a Reuters che l’incursione potrebbe incoraggiare i falchi a Mosca che sostengono una guerra più ampia, ma la decisione di Putin potrebbe non essere semplice.
Un azzardo tattico sul campo di battaglia da parte dei russi, nucleare o convenzionale, segnerebbe la fine dell’operazione militare speciale e l’inizio di una guerra che vedrebbe indirettamente coinvolte anche le forze della NATO. Se è vero che la speranza è l’ultima a morire e che si auspica un cessate il fuoco con scambio di prigionieri, nonché l’apertura di un tavolo negoziale, è altrettanto vero che sia Kiev che Mosca vogliono arrivare a quel tavolo in posizioni ottimali; cioè, occupando il maggior numero di territori e catturando il maggior numero possibile di prigionieri.