Laura Garavini: la Germania e la crisi energetica europea

Laura Garavini: la Germania e la crisi energetica europea

La Voce ha il piacere di intervistare la Senatrice Laura Garavini sulla situazione energetica italiana e le ripercussione della guerra di Putin

La crisi energetica attuale ci fa ritornare indietro negli anni ’70 del Novecento, quando le crisi petrolifere del 1973 prima e quella del 1979 poi ci hanno visto lasciare l’automobile in garage la domenica per andare a piedi o in bicicletta. La situazione energetica in tutta l’UE è critica. Molto di più adesso che negli anni ’70. La Voce di Ginevra ha intervistato su questo tema la Senatrice Laura Garavini, candidata alla Camera dei Deputati per la Circoscrizione Estero-Europa (IV/Azione).

La politica energetica tedesca

La Germania, dove lei risiede, ha cambiato dal giorno alla notte la propria politica energetica. Berlino, infatti, ha deciso di riaccendere le centrali a carbone: quante esattamente? Cosa ne pensa di questo cambio di rotta?

Purtroppo il repentino cambio di rotta della Germania e di gran parte dei suoi partiti in materia di politiche energetiche è la dimostrazione della gravità della situazione attuale. Indispettita per gli aiuti dell’occidente all’Ucraina, la Russia sta cercando di mettere in ginocchio l’Europa, lasciandola a secco di energia. In questo modo, la Russia ci sta facendo di fatto una vera e propria guerra. Una guerra ibrida, che oltre a usare bombe in Ucraina, ci chiude i rubinetti del petrolio e del gas. Questo determina un’impennata dei prezzi. E anche una pericolosa penuria di energia elettrica. Motivo per cui sempre più aziende in Europa si vedono costrette a contingentare la produzione o addirittura a bloccarla. Provocando una situazione molto rischiosa. Per l’economia e anche per una possibile grave instabilità di interi paesi. Ecco che la Germania, di fronte a questi rischi, molto concreti, sta reagendo con un’inversione ad U sulle questioni energetiche. Con un’ordinanza la Germania ha permesso che, alla luce della crisi energetica, si rimettano in funzione una decina di centrali a carbone. Per ora ne sono state riaperte due. Una a Mehrum, nella Bassa Sassonia e una, giusto una settimana fa, ad Heyden, nel Nord Reno Westfalia.

Laura Garavini

Ritiene che la Germania avrà dei ripensamenti anche sulle centrali nucleari che vuole “chiudere” nel 2025?

In Germania, c’è un dibattito politico molto acceso sull’ipotesi di mantenere ancora in vita, oltre la data prevista per la chiusura, le tre centrali nucleari ancora esistenti. Soprattutto nelle fila della CDU e della CSU ci sono diverse pressioni in questo senso. Ma anche i liberali della FDP spingono nella stessa direzione. Grosse resistenze invece arrivano dai Verdi, che esprimono il Ministro dell’Economia, Robert Habeck. La base dei Verdi è fermamente contraria d un rinvio delle chiusure. Nel Governo non si è ancora presa nessuna decisione in merito. L’esito della discussione è ancora aperto. Anche se mi sembra difficile che i Verdi possano accettare una proroga delle centrali nucleari.

Energia al centro dei problemi europei

I verdi sono ancora così influenti nel governo guidato dal Cancelliere Olaf Scholz oppure dovranno per forza ridimensionare pretese e ambizioni ambientaliste?

Senza i Verdi il Governo non ha la maggioranza in Parlamento. Ecco perché giocano un ruolo determinante nelle scelte intraprese. Inoltre, i Verdi esprimono il Ministro dell’Economia. Negli anni addietro i Verdi si sono trasformati in una forza politica molto pragmatica. Anche per questo godono di grande consenso. La questione della possibile proroga delle centrali nucleari ha un significato simbolico di grande peso per la base del partito. Certamente un’eventuale accettazione della tenuta in vita delle centrali nucleari provocherebbe grande irritazione in una parte della base dei Verdi. Per questo una scelta di questo tipo sarebbe molto, molto difficile per la guida del partito.

Cosa ne pensa del tetto al prezzo del gas voluto fortemente dal Presidente del Consiglio Mario Draghi? Sarà utile per ridurre l’influenza e le pressioni del presidente Putin sull’UE?

Ormai tutti riconoscono la validità di questa proposta, fortemente voluta dal Presidente Mario Draghi: anche paesi come la Germania, che l’avevano ostacolata per mesi. L’impennata dei prezzi dell’energia è un fenomeno molto preoccupante, al quale non si può porre freno se non attraverso  radicali interventi da parte dell’Europa. Acquisti e stoccaggi comuni. Spacchettamento dei costi dei carbon fossili dai costi delle energie rinnovabili. E poi, appunto, l’introduzione di un price cap. Misura che la Russia teme moltissimo. Perché questo ridurrebbe di molto le entrate che ricava dalle forniture di gas e petrolio all’Europa. Non a caso la Russia sta bloccando le forniture di petrolio e gas all’Europa attraverso il Nord Stream I, come ritorsione nei confronti dell’Occidente.

Energia ed Europa: gli scenari possibili

Lo scenario di un’Italia e di un’Europa senza Draghi la preoccupa? Non crede che sia ora che il presidente del consiglio venga scelto dal popolo o perlomeno che il partito che prende più voti alle prossime elezioni debba poter avere il proprio segretario al governo del Paese?

L’idea di un’Italia e di un’Europa senza Draghi mi preoccupa molto. Soprattutto in una fase così complicata. Ancora abbruttita dalle conseguenze di una guerra devastante come quella della Russia all’Ucraina e dagli effetti di una pandemia che purtroppo continua a mietere vittime. Noi di Azione-Italia Viva ci auguriamo proprio questo; cioè, che il Presidente del Consiglio possa venire eletto direttamente dai cittadini, come se fosse una sorta di “Sindaco d’Italia”. O che almeno ci dotiamo di una legge elettorale che permette di sapere, la sera stessa del voto, chi potrà governare il paese per i prossimi cinque anni.

Oreste Foppiani

Oreste Foppiani è Visiting Research Fellow e professore associato di Storia e Politica internazionali presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies dello European University Institute (www.eui.eu). Ha insegnato o diretto progetti di ricerca in diversi atenei tra Ginevra, Milano, Tokyo, Washington e New York. Membro dell'Association Genevoise des Journalistes (RP Impressum) e dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna (2004-2018), è stato corrispondente permanente di Libertà presso l'Onu di Ginevra dal 2008 al 2016.

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