Dobbiamo davvero investire in sicurezza sul lavoro?
Fin dall’introduzione dei primi bancomat avvenuta negli anni Settanta dello scorso secolo, il numero di cassieri impiegati nel settore bancario è pressoché raddoppiato. Confrontando il numero di lavoratori impiegati nel settore agricolo a fine Ottocento, con quelli impiegati oggi, notiamo una riduzione del 95% del numero di impiegati per ettaro di terra, sebbene sia difficile immaginare che questa riduzione sia attribuibile a una riduzione dei nostri consumi alimentari.
Sono diverse le statistiche e gli studi in supporto di un sostanziale paradosso: sebbene la produttività del lavoro migliori grazie alle macchine, ai robot, e all’intelligenza artificiale, il numero di lavoratori non è significativamente intaccato dal progresso tecnologico, o addirittura aumenta. Come è possibile spiegare questa apparente singolarità?
La teoria economica ce lo suggerisce chiaramente: esiste sempre un effetto di secondo ordine. Il rinnovamento tecnologico da un lato, ci consente di impiegare meno forza lavoro per svolgere la stessa mansione o per produrre la stessa quantità di grano. Dall’altro rende la produzione di un bene o servizio molto più conveniente, ne abbassa quindi il prezzo, e determina un aumento della domanda per quel bene o servizio. Di conseguenza, se l’incremento della domanda è sufficientemente duraturo, l’automazione porterà a un aumento degli occupati.
Le conseguenze del processo innovativo
Purtroppo questo meccanismo sembra totalmente ignorato da sindacati, media, e ovviamente dai lavoratori. Ma il processo innovativo è inesorabile, e ostacolarlo non fa che definire e alimentare rendite di pochi a discapito del benessere, potenziale, di molti altri.
La notizia tragica di una giovanissima madre e lavoratrice, che ha perso la vita lavorando in un’azienda tessile di Prato, ha straziato le coscienze di tutti. E si aggiunge a un 2020 già orribile. Come per casi simili, tuttavia, dopo i pubblici appelli ad investire in sicurezza, dopo il richiamo ai diritti fondamentali dei lavoratori, il dolore per questa ennesima perdita resterà custodito da familiari, amici, e pochi conoscenti.
Le statistiche italiane sugli infortuni e le morti sul lavoro non ci dicono molto. Se non che nell’ultimo hanno la pandemia ha colpito i lavoratori del settore sanitario più degli altri. Esaminando l’andamento storico, tuttavia, sembra abbastanza pacifico che il numero di infortuni stia diminuendo. Purtroppo, il calo delle denunce fa sospettare che questa riduzione non sia il risultato del miglioramento dei protocolli di sicurezza, o di innovazione nei processi produttivi.
Cosa succederebbe ai lavoratori se la produzione fosse affidata esclusivamente o in larga parte ai robot? Quali rischi correrebbero davvero i riders di mezzo mondo se i veicoli da loro guidati fossero gestiti esclusivamente da sistemi informatici automatizzati? Possiamo davvero immaginare un mondo perfettamente automatizzato e sicuro? Difficile rispondere a un quesito così complesso. Ma se la storia ci ha insegnato che il cambiamento ci ha reso più ricchi e sani, forse, possiamo essere meno timorosi e agevolare questa storica transizione.