Elektra al Grand Théâtre di Ginevra

Elektra al Grand Théâtre di Ginevra

Erano passati dieci anni dall’ultimo allestimento di Elektra al Grand Théâtre di Ginevra e ci si può rallegrare di aver ritrovato sul palco quest’opera straordinaria. Anche questa volta, infatti, la produzione è stata un successo e gli ingredienti erano riuniti per proporre al pubblico ginevrino un evento di grande qualità.

Quando fu creata nel 1909, l’opera ebbe subito un’ampia e importante risonanza in tutto il mondo e suscitò l’ammirazione di tanti musicisti e intellettuali, con riprese a New York, Monaco, Berlino, Vienna, Londra, al teatro della Scala di Milano e nel 1913 anche al teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Ancora oggi Elektra continua ad affascinare ed è diventata un’opera di repertorio per tutte le grandi case operistiche. L’impatto straordinario che provoca Elektra rivela tutta la forza e il genio della scrittura di Richard Strauss.

Elektra, uno spettacolo unico

Elektra è la prima collaborazione tra il poeta austriaco, Hugo von Hofmannsthal, e il compositore Richard Strauss. Per scrivere il libretto, Hofmannsthal si è ispirato dalla tragedia antica di Sofocle. La scena si svolge nel palazzo reale di Micene che nella scenografia moderna di Ulrich Rasche è rappresentato da una torre di metallo. Si tratta di un macchinario complesso che permette una continua rotazione di diverse piattaforme costringendo i protagonisti a essere fatalmente rinchiusi in una marcia inesorabile, fino all’ultimo respiro di Elettra, metafora del destino al quale non ci si può sottrarre. Tutte le dinamiche tra i protagonisti sono imposte da questo movimento e una coreografia molto precisa sottolinea i rapporti e la gerarchica della casa degli Atridi.  

La storia

Nella scena iniziale dell’opera le fünf Mädchen (le cinque ancelle) lanciano infamie contro Elettra che vive nel palazzo in uno stato di furia animale. Per illustrare le dicerie maligne del gruppo, la scrittura è nervosa e gli interventi passano da un’ancella all’altra in modo rapidissimo. Soltanto la più giovane prova compassione per la principessa ma si fa immediatamente rimproverare dalla sorvegliante. Quando entra Elettra, le ancelle escono e lei, sola sulla scena, inizia il suo lamento : “Allein ! Weh, ganz allein!” (Sola! Ahimè,sola). Elettra si rammenta la notte in cui suo padre, Agamennone, fu ucciso dalla madre Clitennestra e dal suo amante Egisto. Da quel momento, Elettra è tormentata da un unico desiderio: vendicare la morte del padre. Il suo monologo mostra tutto il suo rancore e questo sentimento non la lascerà più finché non si adempierà il gesto vendicatore attraverso il braccio del fratello Oreste.

Sua sorella Crisotemide sogna invece un mondo diverso, un posto senza ostilità e rifiuta di assecondare i piani di Elettra e di lasciarsi coinvolgere nel meccanismo infernale della vendetta. La sua voce, più leggera e al timbro più chiaro e luminoso di quello di Elettra, scuro e drammatico, rivela l’antagonismo di questi due caratteri diametralmente opposti. Abbiamo in questo binomio una rappresentazione del conflitto tra l’istinto di vita rappresentato da Crisotemide e l’istinto di morte rappresentato da Elettra.

Una musica travolgente

L’Orchestre de la Suisse Romande, diretta dal carismatico direttore Jonathan Nott, esegue la partitura in modo magistrale e travolgente, con un’interpretazione piena di passione a volte quasi violenta ma senza mai dimenticare gli slanci lirici voluti da Richard Strauss e le meravigliose melodie che emergono puntualmente dalla massa sonora. All’intensità orchestrale risponde anche quella delle voci e della regia. In effetti, Rasche provoca una sensazione di densità anche sulla scena grazie alla scenografia dove si susseguono una serie di immagini, messe in rilievo dalle luci, ma che si svolgono in un solo e unico quadro – la torre di metallo. Questa corrispondenza tra unità di tempo e unità di luogo, voluta dal poeta Hofmannstahl, rafforza molto la drammaticità dell’opera. Abbiamo, dunque, in questa produzione una vera coesione tra le varie parti che costituiscono l’arte operistica.

L’ultimo elemento che ha assicurato il successo della serata è dato dal trio femminile principale –Sara Jakubiak nel ruolo di Crisotemide, Tanja Ariane Baumgartner nel ruolo di Clitennestra ma soprattutto Ingela Brimberg nel ruolo di Elettra, considerato uno dei più esigenti del repertorio, sia dal punto di vista vocale che scenico.

Soprano magistrale

Il soprano di origine svedese si trova a suo agio nei grandi ruoli drammatici e ha interpretato più volti diversi ruoli importanti come Elsa, Brunhilde, Isolde di Wagner ma anche quelli verdiani come Aïda o Tosca di Puccini. Si apprezza, oltre alla sua potente presenza sul palco, l’omogeneità della voce che non teme né il registro grave né quello acuto. Oltre al furore apparente di Elettra e alla sua violenza, la Brimberg non dimentica l’aspetto fragile del personaggio. La cantante riesce a trasmetterci tutti i contrasti che si scontrano all’interno di Elettra e a farli coesistere sul palco. Questa fragilità esce magnificamente dalla sua interpretazione, perché alla tecnicità, la precisione del gesto, la bellezza della voce, si associano anche autenticità ed emozione.

Per chi, purtroppo, si è perso questo straordinario spettacolo, Ingela Brimberg tornerà al Grand Théâtre di Ginevra per cantare Turandot di Giacomo Puccini dal 20 giugno al 3 luglio 2022.

Maria Irene Fantini

Appassionata di arte, teatro e musica, studia pianoforte con Luis Ascot e canto lirico con Isabel Balmori-Martin al conservatorio di Ginevra. Successivamente ottiene un Master of Arts in vocal performance alla Haute Ecole de Musique de Lausanne, nella classe di Frédéric Gindraux. Come mezzosoprano e contralto ha eseguito lo Stabat Mater di Pergolesi al festival « Les transeuropéennes de Rouen » e presso le « Nuits baroques » de Touquet, il Gloria di Vivaldi e il Magnificat di J.S. Bach al « Festival Bach » di Lutry. Insieme al clavicembalista Paolo Corsi e il suo ensemble “Le Harmoniche Sfere”, ha ideato e presentato in concerto il programma La Serenissima con musiche vocali e strumentali del barocco veneziano, concerto registrato dalla dalla RTS-Espace 2. Desiderosa di approfondire le sue conoscenze umanistiche, prosegue gli studi e consegue il Master di Musicologia dell’Università di Ginevra con un lavoro di ricerca su poesia e vocalità in Ottorino Respighi.

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