Human.Kind – La fotografia nell’azione umanitaria

Human.Kind – La fotografia nell’azione umanitaria

La mostra Human.Kind, che si svolge fino al 25 agosto 2024, è un evento da non mancare. Curata da Elisa Rusca e William A. Ewing sotto la direzione di Pascal Hufschmid, il percorso ci fa scoprire 30 fotografi provenienti da 24 paesi diversi. Attraverso l’esperienza fotografica la mostra si propone di interrogare il senso dell’azione umanitaria e ad ogni fotografo è stato chiesto di darne una definizione personale per accompagnare i propri scatti. Le problematiche legate a questo tema sono molteplici: guerra, migrazione, legami famigliari, diritti umani, disastri ecologici ma anche pratiche rituali. Colpisce la varietà delle immagini, visioni diverse ma che vengono a consolidare la parola umanità. La mostra può essere vista anche come una riflessione sull’atto fotografico, di come esso può essere realizzato con rispetto verso il soggetto immortalato, e in che modo può portare le persone a comprendere il mondo con una più grande empatia.

Scatti d’autore

I 30 fotografi scelti per la mostra hanno come particolarità di essere stati tutti nominati per il premio Pictet. Creato nel 2008, il prestigioso premio ricompensa nel campo della fotografia lavori che esplorano tematiche legate all’ambiente e allo sviluppo sostenibile. In questa selezione, appaiano due fotografi italiani, Alex Majoli e Carlo Valsecchi. Le loro foto offrono allo sguardo due stili e due argomenti molto diversi.

Con Alex Majoli torniamo nei ricordi, ancora freschi, della lotta contro la pandemia di coronavirus che ha travolto la società causando tantissime perdite umane. Per il fotografo, scattare questi momenti era un modo per penetrare più profondamente l’animo umano nella sua battaglia contro un male invisibile. Nato a Ravenna nel 1971, Majoli si è diplomato all’Istituto delle Belle Arti della sua città per poi girare il mondo con la sua macchina fotografica. Ha documentato diversi conflitti mondiali e per diversi anni ha coperto i maggiori eventi in Kosovo e in Albania. Dal 2001, è membro della famosa agenzia Magnum Photos. Inoltre, fa parte del collettivo Cesura che raggruppa fotografi professionisti italiani. Alex Majoli vive ora tra New York, Amsterdam e la Sicilia.

Vue d'exposition avec la co-commissaire Elisa Rusca. © Zoé Aubry.
Vue d’exposition avec la co-commissaire Elisa Rusca. © Zoé Aubry

Fotografia umanitaria

Le foto di Carlo Valsecchi sono tratte dalla serie “Bellum”, un progetto commissionato dalla collezione Maramotti a Reggio Emilia. Per la mostra Human.Kind sono state estratte tre foto di grande formato. La serie esplora i territori del nord-est italiano e le costruzioni fortificate legate al primo conflitto mondiale. Durante tre anni Valsecchi ha interrogato questi luoghi e il nostro rapporto alla natura come forza protettiva. Ne risultano delle immagini che al di fuori di ogni temporalità concreta ci portano in una realtà diversa, dove boschi e rifugi sono i testimoni ancora vivi della nostra storia. Catturare ciò che resta del nostro passato ci aiuta a capire l’impatto delle azioni umane sul territorio e come ciò che ci circonda diventa parte di una memoria collettiva.

Sul tema della migrazione, ci ha colpito la serie di Philippe Dudouit, che ha consacrato un libro, The Dynamics of Dust, alla regione sahelo-sahariana, oggi in una situazione sociopolitica molto difficile e in cui gli abitanti, originariamente nomadi, non sono più in grado di muoversi liberamente. La foto dei migranti abbandonati nel nord del Niger, uno dei principali stati dei flussi migratori, è di una penetrante bellezza ma rende ancora più acuta la percezione della difficoltà del percorso intrapreso nella speranza di un futuro migliore. Tra il blu del cielo e il deserto, spicca un gruppo di persone abbandonate a sé stesse, lasciandoci con un senso di incredulità. Philippe Dudouit ha ottenuto il suo diploma nella rinomata scuola di fotografia di Vevey ed è stato in più occasioni ricompensato per il suo lavoro : primo premio del World Presso Photo nel 2008 e terzo premio nel 2009, nel 2011 ha ricevuto il Swiss Federal Design Award e nel 2013 il Magnum Emergency Fund Grant.

Si tratta dunque di una mostra di qualità e di grande attualità che cerca di aprire le coscienze alle sfide di oggi nel campo dell’azione umanitaria e renderci più consapevoli di ciò che avviene grazie al lavoro, avvolte molto pericoloso, dei fotografi. Ma l’esposizione offre anche un pizzico di umorismo, grazie in particolare alla serie Online Shopping Family Stuff di Qingjun Huang.

Maria Irene Fantini

Appassionata di arte, teatro e musica, studia pianoforte con Luis Ascot e canto lirico con Isabel Balmori-Martin al conservatorio di Ginevra. Successivamente ottiene un Master of Arts in vocal performance alla Haute Ecole de Musique de Lausanne, nella classe di Frédéric Gindraux. Come mezzosoprano e contralto ha eseguito lo Stabat Mater di Pergolesi al festival « Les transeuropéennes de Rouen » e presso le « Nuits baroques » de Touquet, il Gloria di Vivaldi e il Magnificat di J.S. Bach al « Festival Bach » di Lutry. Insieme al clavicembalista Paolo Corsi e il suo ensemble “Le Harmoniche Sfere”, ha ideato e presentato in concerto il programma La Serenissima con musiche vocali e strumentali del barocco veneziano, concerto registrato dalla dalla RTS-Espace 2. Desiderosa di approfondire le sue conoscenze umanistiche, prosegue gli studi e consegue il Master di Musicologia dell’Università di Ginevra con un lavoro di ricerca su poesia e vocalità in Ottorino Respighi.

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