Il nuovo treno Roma – Pompei, la mostra “Napoli a Parigi” e la politica culturale

Il nuovo treno Roma – Pompei, la mostra “Napoli a Parigi” e la politica culturale

Le Ferrovie dello Stato hanno realizzato il 16 luglio scorso un nuovo collegamento diretto in Frecciarossa fra Roma e gli scavi di Pompei, con un viaggio inaugurale con a bordo il primo ministro Giorgia Meloni, il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano e l’amministratore delegato delle FS Luigi Ferraris. Questo nuovo tratto era stato annunciato da Sangiuliano il 7 giugno, durante il suo intervento a una riunione di molti esponenti di governo nella masseria a Manduria in Puglia appartenente al conduttore televisivo Bruno Vespa.

Anche a prescindere dalla sede per lo meno inabituale per delle proposte politiche, che dovrebbero essere fatte non in una sede privata ma in Parlamento, c’è da riflettere su alcune decisioni del ministro, prese senza alcuna concertazione e discussione. Si tratta di decisioni solo apparentemente minori, ma, come si dice spesso, “il diavolo è nei dettagli” ed  è prestando attenzione alle piccole cose e ai lati apparentemente insignificanti che si comprende meglio il valore delle decisioni.

Questo nuovo collegamento ferroviario è stato presentato con grande enfasi e come un successo del governo in carica, ma occorre riflettere, al di là dello spot pubblicitario, sulla reale validità di questo nuovo collegamento fra Roma e Pompei, che, per il momento almeno, prevede una sola corsa di andata e ritorno una volta al mese, nella stessa giornata, una domenica.

Inaugurazione del treno Roma – Pompei

Roma – Pompei in un giorno

A quale logica corrisponde questa decisione ? In pratica si parte da Roma, si scende a Pompei, dove una navetta trasporta i viaggiatori agli scavi, si visita rapidamente il sito archeologico e poi si torna a Roma nella serata stessa, saltando completamente un soggiorno a Napoli. Una logica quindi di turismo ‘mordi e fuggi’, tipica del turismo di massa che si è sviluppato negli ultimi decenni. Ma si può davvero comprendere il valore di Pompei senza una visita complementare alle collezioni del Museo archeologico nazionale di Napoli, che contengono tutti gli oggetti di grande valore artistico ritrovati a Pompei ? E perché non approfittare di un soggiorno a Napoli per visitare il Museo di Capodimonte?

E saltando il soggiorno a Napoli non se ne incontra la gente, i ristoranti, non si conosce la vita e le bellezze della regione, a partire dagli altri luoghi archeologici, come Ercolano e Paestum. Questa decisione, inoltre, va in controtendenza rispetto agli sviluppi più recenti del turismo culturale, che ha visto Napoli trasformarsi nel più importante centro di attrazione e non solo punto di transito per andare a Pompei, a Sorrento o sulla costiera amalfitana. Viene quasi il sospetto malizioso che si voglia andare controtendenza perché la Regione e il Comune sono da tempo governate da forze politiche diverse da quelle ora al governo. Non risulta infatti che le autorità locali siano state consultate prima della decisione di istituire il collegamento diretto Roma-Pompei, presa esclusivamente, come ha detto Sangiuliano, dal Ministero e dalle Ferrovie dello Stato.

Pompei

Ancora più sorprendente, a proposito della mancanze di concertazione,s è la frase conclusiva dell’intervento del ministro a Manduria : « Le cose noi le facciamo, non le teorizziamo ». La « politica del fare » è un’eredità dei governi Berlusconi, di cui il presente governo si sente erede, e a suo tempo aveva anche un valore positivo, perché voleva spezzare i tempi troppo spesso lunghi delle attività di governo, legati alle concertazioni, ai dibattiti, ai confronti con tutte le posizioni.  Ma un fare senza teoria, cioè senza pensiero, rischia di accumulare storture, danni economici e ambientali.

Napoli e le sue bellezze

In un fortunato libro dal titolo « La speranza progettuale », pubblicato ormai cinquant’anni fa, Tomas Maldonado scriveva che « nessuno può tentare di negare che la progettazione è il nesso più solido che unisce l’uomo alla realtà e alla storia .. Il discorso della non-progettazione è un lusso intellettuale della società dei consumi, una prerogativa dei popoli benestanti, una fastosità retorica dei popoli saturi di beni e di servizi … la progettazione cerca di aprire un orizzonte di azione articolato, coerente, socialmente responsabile dell’ambiente umano e del suo destino ».

Come non pensare che la priorità assoluta data al fare (o peggio al ‘laissez faire’) sia la causa determinante di tanti disastri ambientali, come il petrolchimico di Marghera o l’acciaieria di Taranto? Per non parlare della cultura, che a ogni intervento richiede la teoria, la conoscenza della storia e del territorio, la riflessione sui materiali da usare e la valutazione dell’impatto sull’ambiente e sui comportamenti.

Occorrerà forse che qualcuno ricordi al Ministro Sangiuliano che la cultura è teoria, prima che pratica, e che nessuna opera artistica, nessuna scoperta scientifica, nessuna innovazione è il risultato del cieco ‘fare’.

Nello stesso discorso a Manduria il ministro Sangiuliano ha anche annunciato l’introduzione di un biglietto d’ingresso per poter visitare il Pantheon a Roma, una delle mete turistiche più amate. Far pagare l’ingresso in sé non è negativo, se il ricavato è utilizzato per la conservazione del bene artistico e per una sua migliore fruizione. Ciò che lascia perplessi è la logica puramente economica che sta dietro questa decisione. Secondo il ministro “il motivo è etico. Se una cosa ha valore, deve essere pagata“. In altri termini il solo valore di un bene culturale è economico, e non si vede cosa ci sia di etico in questo. Si tratta di una visione totalmente economicistica del turismo, considerato solo come un contributo al prodotto interno lordo. E il titolo dell’intervento del ministro a Manduria era in effetti « Cultura 4.0: investire nel comparto » e si è soprattutto parlato di ‘attività imprenditoriali’ da avviare nei luoghi della cultura.

Napoli a Parigi

Fortunatamente un’altra notizia viene a bilanciare con efficacia questa tendenza, risultato di una stretta collaborazione (‘senza fini di lucro’) fra Napoli e Parigi. Infatti, il 7 giugno scorso si è inaugurata a Parigi, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e del Presidente francese Emmanuel Macron, una grande mostra dal titolo ‘Naples à Paris’. La mostra presenta diverse decine di opere provenienti dal Museo di Capodimonte, uno più grandi musei d’Italia e una delle più importanti pinacoteche d’Europa, per l’eccezionale qualità delle opere conservate.

Queste opere invece di essere esposte separatamente, sono integrate nelle collezioni permanenti del Louvre, il che permetterà fino al gennaio 2024 di avere una panoramica unica della pittura italiana dal XV al XVII secolo, e consentirà anche una nuova visione delle collezioni del Louvre e di Capodimonte. Decine di  dipinti provenienti da Capodimonte dialogano con le collezioni del Louvre (con opere di pittori come Tiziano, Caravaggio, Carracci, Guido Reni) e le completano, consentendo la presentazione di scuole poco rappresentate nel museo parigino, in particolare l’originale scuola napoletana, con artisti dalla forza drammatica ed espressiva come Jusepe de Ribera, Massimo Stanzione, Francesco Guarino e Mattia Preti. Si può scoprire la forza drammatica della Crocifissione di Masaccio, grande artista del Rinascimento fiorentino ma assente dalle collezioni del Louvre, un grande dipinto di Giovanni Bellini, La Trasfigurazione, di cui il Louvre non ha equivalenti e tre di dipinti del Parmigianino, messi a confronto con i Correggio del Louvre.

Veduta del Vesuvio

L’Italia protagonista

Questa nuova mostra parigina, da non perdere, è un riconoscimento internazionale della cultura napoletana, un’occasione splendida per mettere in valore il ricco patrimonio culturale napoletano e un segnale forte per una politica culturale di valore.

Bernardino Fantini

Bernardino Fantini è professore emerito di Storia della Medicina e della Sanità presso l’Università di Ginevra. Nato a Nepi (Viterbo), dopo una laurea in biochimica all’Università di Roma nel 1974, ha ottenuto nel 1992 un dottorato in storia e filosofia delle scienze della vita all’EPHE-Sorbonne di Parigi. Dal 1990 al 2013, è stato direttore dell’Istituto di Storia della medicina e della salute dell’Università di Ginevra. E’ presidente dell’Istituto Italiano di Antropologia, dell’Association des Concerts d’été à St Germain e della Società Dante Alighieri di Ginevra. Le sue ricerche si sono indirizzate principalmente alla storia della genetica e della biologia molecolare, alla storia della microbiologia e delle malattie infettive, alla filosofia delle scienze della vita e allo studio, teorico e sperimentale delle relazioni fra musica, scienza e medicina. È sposato con Rita Gai e ha tre figli e cinque nipoti.

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