Italian Leaders: l’Ambasciatore italiano Vincenzo Grassi
Qual è il contributo dell’Italia ed il ruolo degli italiani in quella che viene definita la “Ginevra Internazionale”? Quali sono le prospettive nel nuovo scenario mondiale, che sembra voltare le spalle al multilateralismo e alla cooperazione?
Con la rubrica “Italian Leaders”, curata dal nostro Direttore Massimo Vittori, La Voce di Ginevra cercherà di rispondere a queste domande attraverso interviste periodiche a figure emblematiche della comunità italiana a Ginevra. Siamo lieti di lanciare la nuova rubrica con un’intervista all’Ambasciatore Vincenzo Grassi, Rappresentante Permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite e le altre Organizzazioni Internazionali a Ginevra.
Un futuro multilaterale?
Ambasciatore Grassi, grazie per aver accettato il nostro invito. La crisi del multilateralismo, testimoniata dalle difficoltà nel trovare soluzioni globali alle grandi sfide della nostra epoca – dal cambio climatico al commercio – pone degli interrogativi per la “Ginevra Internazionale” come centro della governance mondiale. Le chiedo qual è, a Suo avviso, il ruolo che Ginevra – con il suo ecosistema di organizzazioni internazionali, missioni diplomatiche e NGO – potrà ritagliarsi nel nuovo scenario?
Ci troviamo senz’altro in una fase di profondi mutamenti nell’ordine politico internazionale, accompagnati da altrettanto radicali mutamenti negli orientamenti delle pubbliche opinioni nei confronti della stessa idea di multilateralismo universale. In particolare, il prepotente riaffacciarsi sulla scena globale di “vecchi fantasmi” e “spinte vetero-nazionalistiche” (evocati lo scorso maggio dal nostro Presidente della Repubblica nel suo intervento all’Assemblea generale ONU) rischia di incidere in maniera assai profonda sul polo internazionale ginevrino, storicamente fondato sui concetti della primazia del diritto internazionale, dell’universalità dei diritti umani, del rispetto dei principi basilari del diritto internazionale umanitario anche in teatri di conflitto, della salute umana quale bene comune globale, del lavoro e del commercio internazionale quali veicoli di promozione sociale e prosperità condivisa. Assistiamo invece oggi ad una sorta di “revanscismo westfaliano”, suscettibile di ripercuotersi sulla “Ginevra Internazionale” con un duplice ordine di effetti dannosi: tanto sul piano finanziario, quanto su quello valoriale. Con il rischio aggiuntivo di un ulteriore accentramento su New York delle tematiche internazionali di maggior rilievo politico e di una progressiva marginalizzazione delle dimensioni settoriali e tecniche del multilateralismo.
Nuovi scenari
Doppiamo rassegnarci ad un ridimensionamento della “Ginevra Internazionale” o è ragionevole attendersi l’emergere di nuove opportunità di interazione e cooperazione tra Stati?
Il rischio di un ridimensionamento del polo ginevrino è reale. Ma non è scontato che si tratti di uno sviluppo ineluttabile: da un lato infatti Ginevra potrà beneficiare di una riaffermata attenzione alla centralità del CERN, quale grande progetto scientifico europeo e mondiale; dall’altro, su un piano più generale, l’evoluzione dei rapporti internazionali indica il carattere ciclico degli sviluppi storici. In tale ottica, se oggi sembrano predominare assetti basati su meri rapporti di forza, è lecito prevedere che nel medio-lungo termine riprenderanno quota concetti umanistici quali l’anelito alla libertà individuale ed al pieno sviluppo della persona in un contesto di solidarietà universale. Presupposto di questo rilancio sarà però la capacità della comunità internazionale di modernizzare il proprio sistema di governance, in modo da riflettere equilibri geo-politici ormai profondamente diversi da quelli del secondo dopoguerra.
L’’Unione europea saprà essere protagonista in questa fase di transizione e ridefinizione degli equilibri internazionali? Quali sono gli ambiti di cooperazione dove può giocare un ruolo di primo piano e guidare il processo cambiamento?
In un contesto di accresciuta polarizzazione geo-politica come quello attuale, contraddistinto anche da una spaccatura tra quelli che troppo sbrigativamente spesso si definiscono Nord e Sud Globali, l’Unione Europea corre il serio rischio di ritrovarsi in posizione vulnerabile. E ciò per via di una pluralità di fattori, riconducibili in estrema sintesi alle perduranti divisioni politiche interne, ai suoi limitati spazi di manovra sul piano finanziario ed al declino demografico delle sue popolazioni. D’altra parte, istituzioni comunitarie e Stati Membri hanno ben chiare queste vulnerabilità, ma anche le possibili soluzioni per rilanciare il ruolo europeo nel contesto mondiale, senza abdicare a principi e valori essenziali delle nostre democrazie. Ne è testimonianza il recente rapporto Draghi, in particolare nelle parti riguardanti il rilancio europeo nel settore delle tecnologie strategiche innovative.
L’impegno italiano per i diritti umani
E quale ruolo invece vede per l’Italia?
Un discorso del tutto analogo vale anche, ed a maggior ragione, per l’Italia. Tradizionale protagonista di un multilateralismo inclusivo, il nostro Paese può vantare la piena sintonia tra i principi della Costituzione repubblicana ed il sistema valoriale della Carta delle Nazioni Unite. Anche in questo caso il Presidente Mattarella ha solennemente richiamato in più occasioni tale coincidenza di principi e valori. La sensibilità e l’impegno per la pace, il rispetto per la sovranità nazionale, il diritto all’autodeterminazione dei popoli, l’obbligo di risoluzione pacifica delle controversie internazionali, la tutela dei diritti umani, la promozione della dignità delle persone sono i valori in base ai quali l’Italia opera per il dialogo a livello internazionale. Lo testimoniano le iniziative intraprese nel contesto della Presidenza italiana del G7 appena conclusa, nonché l’elaborazione di un piano integrato per lo sviluppo del continente africano (Piano Mattei) ai fini di un pieno coinvolgimento di questo grande continente nel sistema multilaterale e di un efficace contrasto ai fenomeni migratori indotti dalla povertà, dai conflitti e dai cambiamenti climatici.
Coerentemente con questo approccio, continueremo a farci parte attiva nella promozione internazionale di iniziative per noi particolarmente qualificanti quali l’abolizione della pena di morte e la campagna per una moratoria sulle esecuzioni capitali, la tutela dei diritti del fanciullo, la promozione dei diritti delle donne (compresa la lotta contro le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci forzati), la promozione di accessibilità e inclusione delle persone con disabilità, la difesa della libertà di religione e la protezione delle minoranze religiose.
Questo nostro impegno continuerà a tradursi anche in visibili iniziative congiunte con l’Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra, come quelle organizzate dalla Rappresentanza Permanente d’Italia nel corso di questi anni. Tra queste, oltre alla recente visita a Ginevra del Presidente Mattarella, vorrei ricordare la mostra di arte contemporanea “Art and Human Rights”, inaugurata dal Sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli ed esposta al Palais des Nations nel dicembre 2023 nel quadro della campagna ONU per il 75mo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, così come il side-event organizzato lo scorso luglio in collaborazione con l’Ufficio dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani sul tema “Building a Roadmap Towards Disability-Inclusive Post-2030” nel contesto del Consiglio Diritti Umani ed alla presenza del Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli.
Infine, voglio cogliere questa occasione per invitare tutti i lettori alla première ginevrina del film “Cabrini”, che la Rappresentanza italiana e l’Osservatore Permanente della Santa Sede ospiteranno il 17 gennaio al Palais des Nations (ore 12-15, Room XIX) alla presenza anche dell’attrice protagonista Cristiana dell’Anna. Il film è dedicato alla figura di Madre Francesca Cabrini, religiosa italiana emigrata a cavallo tra fine Ottocento ed inizio Novecento in America, dove avviò una meritoria opera assistenziale a favore delle comunità di migranti italiani, tanto da essere riconosciuta Santa, prima figura americana, dalla Chiesa Cattolica nel 1946. È un’opera cinematografica che riassume molti dei temi ancora oggi di scottante attualità per il multilateralismo ginevrino: il ruolo delle donne nella sfera pubblica, l’assistenza alle fasce più vulnerabili della popolazione, quali rifugiati, migranti e minori, la centralità di salute ed educazione ai fini del riscatto sociale. Sarà quindi l’occasione per un breve dibattito, alla presenza di numerosi, rappresentativi esponenti della comunità internazionale ginevrina.