R4: da Billancourt a Via Caetani

R4: da Billancourt a Via Caetani

R4. Da Billancourt a via Caetani, romanzo di Pietro Trellini uscito per Mondadori nell’ottobre del 2023, analizza il succedersi vorticoso degli eventi che hanno caratterizzato il “secolo breve”: due conflitti mondiali, il Piano Marshall, la decolonizzazione, la guerra fredda, il ’68, gli shock petroliferi, il terrorismo.

Trellini li osserva attraverso le vicende dell’industria automobilistica, in particolare della dinastia dei Renault. È dagli stabilimenti di Billancourt che verrà prodotta la mitica R4, detta “Marie Chantal”. È nel bagagliaio di una Renault 4 che verrà ritrovato, il 9 maggio del 1978, il corpo senza vita di Aldo Moro, il leader democristiano che forse più di tutti in Italia si è opposto, con lo stile e i tempi lunghi imposti dalla riflessione, alla rigidità degli schemi della guerra fredda. Lo stesso Moro, che con la ricerca del “compromesso storico” aveva anticipato il futuro. “Lentezza” e capacità di anticipare gli eventi, ecco una prima contraddizione. Non sarà la sola in questa storia.  

La R4, Moro e non solo

Trellini ci parla di Moro e di molti altri personaggi le cui vicende si sono intrecciate in qualche modo a quelle della casa automobilistica francese: Deng Xiaoping, Simone Weil, Adolf Hitler, Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Clare Boothe Luce, George Marshall, Jean-Paul Sartre, Le Corbusier, Giangiacomo e Inge Feltrinelli, Pier Paolo Pasolini, Henry Kissinger.

Ma iniziamo dal principio. Nel 1898, il fondatore Louis Renault, intuendo l’accelerazione che la storia avrebbe subito nel ventesimo secolo ormai alle porte, disse: “I nostri giorni sono contati, la nostra vita è molto breve, è quindi umano cercare tutto ciò tutto ciò che, nel tempo a noi concesso, ci permette di abbracciare un orizzonte più ampio. È dalla velocità che l’automobile ha imparato a conoscere il valore del tempo”.

Ed è proprio qui, dal principio, che iniziano le contraddizioni. La velocità accorcia certo le distanze e allarga gli orizzonti. Ma qual è il giusto valore da dare al tempo? Innalzando progressivamente le aspettative rispetto a ciò che può essere realizzato in un lasso temporale, è iniziata una vera e propria corsa contro il tempo: fabbriche che diventano sempre più grandi, bisognose di manodopera e materie prime, la razionalizzazione dei processi lavorativi, il lavoro meno qualificato, l’alienazione, i movimenti operai, la delocalizzazione della produzione, fino alle attuali questioni dell’automazione e della sostenibilità.

La Renault 4 in Via Caetani

Trellini guarda alle dinastie dell’automobile, Renault in primis, come grandi interpreti dello spirito del tempo. Dinastie che forgiano le caratteristiche del “secolo breve” e ne accelerano il divenire stesso. Da questo punto di vista, R4 è anche un romanzo sul tempo, che proprio a partire dal Novecento è studiato come dimensione variabile, dipendente dalla velocità relativa tra due osservatori.

Le contraddizioni che sono state alla base dell’accelerazione del tempo sembrano inoltre riemergere, e presentare il conto, ogni qual volta un’automobile si trova nel cuore della “Storia”.

È a bordo di una Gräf & Stift “Bois de Boulogne” che viene ammazzato a Sarajevo l’arciduca Francesco Ferdinando. Preludio della Prima guerra mondiale, madre di tutte le tragedie del Novecento, che da ufficialmente inizio al “secolo breve”.

È a bordo di una R4 che viene rinvenuto a Roma, in via Caetani, il cadavere dell’uomo che, insieme ad Enrico Berlinguer, aveva teorizzato il “compromesso storico”. Ironia della “Storia”, alle origini, le Brigate Rosse furono influenzate da “Sinistra proletaria”. La rivista si ispirava alla “Gauche prolétarienne” francese, che aveva la sua roccaforte proprio nelle officine Renault di Billancourt.  

E ancora: nel 1973 a Sofia, l’allora segretario del partito comunista bulgaro, Todor Živkov, intimò a Berlinguer di smetterla con le prese di posizione antisovietiche. Dopo quel colloquio, mentre Berlinguer si dirigeva all’aeroporto, un camion travolse la Čajka nera sulla quale viaggiava. Il segretario del partito comunista italiano si salvò per miracolo. Scrive Trellini: “Tralasciando qualunque tesi di casualità o causalità dell’incidente, se Berlinguer fosse morto a Sofia dentro una Čajka nera, cinque anni dopo, probabilmente, non ci sarebbe stato un uomo morto a Roma dentro una Renault 4”.

“Certe… contraddizioni non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…” Si potrebbe parafrasare Venditti alla ricerca di un filo conduttore del romanzo R4. Da Billancourt a via Caetani, di cui consiglio vivamente la lettura. 

articolo a cura di Massimo Vittori

Massimo Vittori

Massimo Vittori è il direttore di oriGIn, un’organizzazione non governativa con sede a Ginevra attiva nel campo delle indicazioni geografiche, del commercio internazionale e dello sviluppo sostenibile. Dopo la formazione in relazioni internazionali e diritto internazionale, prima di raggiungere oriGIn, Massimo ha lavorato presso numerose organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite. È appassionato di letteratura, cinema, musica e sport.

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