Christoph Waltz & Jonathan Nott :
la simbiosi perfetta per un Cavaliere della rosa d’eccezione.
Questo capolavoro del repertorio lirico è nato da una collaborazione intensa tra due grandi artisti, il compositore Richard Strauss e lo scrittore Hugo von Hofmannstahl. La stesura poetica del libretto concede all’opera una qualità letteraria e teatrale di grande spessore che si ritrova nella struttura e il disegno musicale di Richard Strauss. La sua scrittura possiede in effetti una potenza drammatica che permette di evidenziare le situazioni dell’intreccio, i rapporti sociali dei personaggi e le loro emozioni. Trionfo immediato per il Cavaliere della rosa, ripreso, dopo la prima rappresentazione a Dresda il 26 gennaio 1911con la regia del famoso regista di prosa Max Reinhardt e la direzione di Ernest von Schuch, in tutte le grandi città d’Europa. La Scala di Milano darà la prima italiana dell’opera l’11 marzo 1911 sotto la bacchetta del giovane Tullio Serafin.
La regia di Christoph Waltz in questa produzione ginevrina riprende con successo il sodalizio musico-letterario caro a Richard Strauss e ci fa ritrovare questo vivere insieme tipico del genere operistico nella sua autentica espressione. Il regista non s’ingombra di artifici e va all’essenziale con una scenografia elegante e minimalista dove i colori, le luci e i mobili sono sapientemente pensati per sottolineare l’intreccio. La scena ospita un quadro classico dove l’attenzione è tutta rivolta verso i caratteri dei protagonisti e all’azione teatrale dove i cantanti si rivelano anche degli eccellenti attori. In questo spazio, la musica si espande brillantemente con un’orchestra attenta a tutte le inflessioni e gli accenti, talvolta delicati, talvolta appassionati, della scrittura straussiana. Il compositore trova nelle mani del direttore Jonathan Nott un suo grande interprete che sa guidare i musicisti nella statura sinfonica dell’opera ma anche nei suoi passi più cantabili e melancolici, come nell’intimo soliloquio della Marescialla nel primo atto. Si ritrovano qui i codici tradizionali della tragedia dove una donna di alto rango rimane sola per esprimere, tra sé e sé, il suo sconforto sul passar dei giorni, la scomparsa dell’amore e della gioventù, spesso interrogandosi sulla sorte e il mondo che la scena della marescialla ritrae in modo perfetto sia dal punto di vista visuale che musicale.
“E posso rammentare una fanciulla, dal convento appena uscita, cui fu imposta la santa condizione delle nozze. E dov’è ora? (…) ma come può essere vero che io sia stata la piccola Resi, e che poi sarò un giorno una signora vecchia… Una signora vecchia, la vecchia Marescialla! (…) Ma questo come accade? Come il buon Dio può farlo? Io resto sempre uguale.” La scrittura musicale è basata su codici del passato che si dimostrano ancora totalmente efficaci grazie savoir-faire degli artisti.
Il successo meritato della produzione è merito anche del favoloso cast. Il quartetto principale è costituito dal soprano Maria Bengtsson nel ruolo della Marescialla, il mezzosoprano Michèle Losier come Octavian, il soprano Mélissa Petit nei panni della giovane Sophie von Faninal e infine Matthiew Rose che interpreta il maleducato Barone Ochs von Lerchenau, tutti eccellenti per abilità scenica, timbro vocale e interpretazione. Ogni personaggio trova il suo posto nell’intreccio d’ispirazione mozartiana e non c’è una sola parte debole, neanche nei personaggi secondari.
Non dimentichiamo la preziosa collaborazione con la Maison Chopard che firma il design della rosa d’argento, simbolo del sentimento amoroso e i costumi meravigliosi della costumista Carla Teti, vincitrice nel 2011 del premio Abbiati per i migliori costumi di scena e nel 2017 il premio internazionale Oscar Della Lirica. Ogni elemento di questa produzione è riunito in un tutto coerente e di alto valore estetico per offrire al pubblico di Ginevra un’esperienza operistica speciale.
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