La fine dell’era Merkel: l’inizio di una nuova Germania e di una UE riformata?

La fine dell’era Merkel: l’inizio di una nuova Germania e di una UE riformata?

Oggi, 26 settembre, si tengono le elezioni politiche per il rinnovo del Bundestag, il parlamento tedesco. Il paese più popoloso dell’Unione Europea, nonché la sua prima manifattura in termini di produzione (seguita dallo Stivale), dovrà salutare “Mutti”, la mamma della Germania. La cancelliera Angela Merkel, dopo quattro mandati e sedici anni al potere se ne va in pensione. Anni di servizio pubblico all’insegna della giustizia, dell’etica, della solidarietà e della sobrietà. Una sobrietà non solo a livello di conti economici in ordine (leggi austerità), ma anche a livello di vita privata. Infatti, la vita di Angela Merkel (nata Angela Kasner ad Amburgo, capitale della storica Lega Anseatica, e a soli tre mesi emigrata nella Germania dell’Est in seguito alla decisione del padre pastore protestante di svolgere il suo ministero dove ce n’era più bisogno), la donna più potente del mondo, è stata ben protetta dalla cerchia ristretta di amici, collaboratori e confidenti. E – ovviamente – da una stampa rispettosa della sua privacy.

La cancelliera dai vispi occhi blu e dal verbo chiaro e semplice (famose le sue “mani protettrici” durante i discorsi pubblici), che ha rassicurato la Germania nei momenti critici della sua storia recente (per esempio, nella crisi economica del 2008 e in quella migratoria del 2013–2015), lascia il timone della Repubblica Federale di Germania.

Quale sarà la Germania del dopo Merkel?

Nei giorni scorsi, nelle strade di Berlino, è apparso un grande cartello pubblicitario in cui spicca il busto di una donna con le mani giunte a rombo e la scritta “Tschüss Mutti” (“Ciao mamma”). I cittadini tedeschi si accomiatano dalla madre della nazione, che con determinazione e pragmatismo ha rafforzato l’economia teutonica, modernizzato lo Zentrum (la Democrazia Cristiana tedesca) e tenuto insieme l’Unione Europea.

Massimo Nava, editorialista del Corriere della Sera, ha appena pubblicato per Rizzoli una biografia esaustiva del capo di governo tedesco: Angela Merkel. La donna che ha cambiato la storia (Rizzoli, 2021, pp 372, €19)

La vita pubblica di Angela Merkel è una delle più documentate al mondo, ma si sa molto poco della sua storia personale. Secondo Nava, “occorre scavare nei primi trent’anni vissuti nella Germania comunista e utilizzare quanto lei ha accettato di raccontare (l’educazione protestante, la giovinezza nella nube grigia della dittatura, la formazione scientifica, l’amore per la libertà)”. Tutto per capire la sua vita privata tra luci e ombre.

16 anni di potere incontrastato

Nessun capo di governo di Paesi democratici ha resistito più di lei alla “usura del tempo e alla stanchezza fisiologica dell’elettorato”. Alle emergenze che hanno scandito i suoi sedici anni alla guida della Germania – la crisi dei debiti sovrani, il caos finanziario della Grecia, le ondate migratorie, la crisi ambientale, il terrorismo internazionale e la pandemia – Angela Merkel ha risposto tenendo insieme in un delicato equilibrio interessi tedeschi e ideali europei. E, in circostanze eccezionali, ha agito d’impulso, come se la spinta morale avesse il sopravvento sulla prudenza. Per esempio, nel 2015, ha aperto le porte della Germania a quasi un milione di migranti in fuga dalla guerra in Siria. Da decenni, afferma Nava, “la sua personalità è descritta senza sfumature: razionale, monotona, in sintonia con il luogo comune della Germania ordinata, programmata e prevedibile”.

Il racconto appassionato della firma di Via Solferino ci mostra, però, che la verità è diversa, più articolata. Nel maggio del 2019, intervenendo davanti a ventimila laureandi dell’Università di Harvard, ha detto: “Continuate a chiedervi: sto facendo questo perché è giusto o solo perché è possibile? Ricordate, l’apertura comporta sempre dei rischi. Per iniziare qualcosa di nuovo è necessario lasciare andare il vecchio. E soprattutto, nulla deve essere dato per scontato, tutto è possibile”.

Domani sera, alla fine dello spoglio dei voti, si saprà chi guiderà la Germania dopo Angela Merkel. Si lascerà alle spalle “il vecchio” per iniziare qualcosa di nuovo. Lo stile governativo di “Mutti” sarà un modello da seguire, ma non sempre. Ora c’è bisogno di un’Europa più forte e coesa. Adesso, il nuovo leader di riferimento all’interno dell’UE è Mario Draghi, rispettato su entrambe le sponde dell’Atlantico e pronto a rilanciare il ruolo dell’Europa nel mondo e quello dell’Italia all’interno dell’asse strategico Roma-Parigi-Berlino.

Oreste Foppiani

Oreste Foppiani è Visiting Research Fellow e professore associato di Storia e Politica internazionali presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies dello European University Institute (www.eui.eu). Ha insegnato o diretto progetti di ricerca in diversi atenei tra Ginevra, Milano, Tokyo, Washington e New York. Membro dell'Association Genevoise des Journalistes (RP Impressum) e dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna (2004-2018), è stato corrispondente permanente di Libertà presso l'Onu di Ginevra dal 2008 al 2016.

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