La Puglia al centro dell’Italia, l’Italia al centro della Puglia

La Puglia al centro dell’Italia, l’Italia al centro della Puglia

Dopo il G7 ospitato a Borgo Egnazia di Savelletri di Fasano (BR), la « Lombardia del Sud » sta beneficiando di una congiuntura favorevole, nonché di un boom turistico e industriale. Sei domande alla collega Rosa Colucci, giornalista e imprenditrice nel settore culturale, si occupa di comunicazione istituzionale ed è rappresentante d’interessi presso la Camera dei Deputati. Il 7 maggio 2024 ha ricevuto il Premio Giovanna Gennarini Laterza.

VGE – La Puglia in generale e il Salento in particolare, da alcuni anni a questa parte, godono di ottima salute. A cosa si deve questo «Rinascimento» turistico e industriale? Ovviamente, non mi riferisco solo alla rinomata Gallipoli e alle cosiddette «Maldive pugliesi», ma anche a Taranto, che dopo il drastico ridimensionamento dell’ILVA si sta trasformando in meta turistica e culturale.

Il “Rinascimento” pugliese è il risultato di una serie di fattori sinergici che hanno restituito alla regione una nuova centralità. Il territorio ha saputo reinterpretare la propria storia e identità per abbracciare il cambiamento senza perdere autenticità. La Puglia, oggi, è molto più che destinazione turistica prettamente estiva: è un esempio di come si possa coniugare tradizione e innovazione, cultura e ambiente, in un mix che attrae sia investitori che visitatori. Taranto è emblematica in questo senso e allo stesso tempo rappresenta un caso a sé: una città con un passato industriale complesso, con grandi difficoltà ed emergenze sociali nel presente, che oggi cerca – con grande fatica e a dispetto di una classe dirigente spesso inadeguata – di riscoprire e valorizzare le sue radici storiche e culturali. La sfida è stata – e lo sarà ancora per lungo tempo – quella di costruire una nuova identità economica in equilibrio tra sviluppo e sostenibilità.

VGE – Crede che il successo mediatico del recente G7 abbia portato acqua al mulino di chi vuole la Puglia in testa alle migliori mete turistiche italiane e internazionali? Qual è il segreto di questo successo?

Assolutamente sì, il G7 ha fatto da potente cassa di risonanza, portando l’attenzione internazionale sulla bellezza e sulle potenzialità della Puglia. Ha confermato che la nostra regione ha le carte in regola per competere con le mete più rinomate, anche a livello globale. Ma il segreto di questo successo non sta solo nell’evento in sé, bensì in un lavoro costante di valorizzazione del territorio, che include la promozione delle eccellenze enogastronomiche, l’autenticità dei borghi e il patrimonio naturale unico. È un percorso, questo, in cui le amministrazioni locali giocano un ruolo importantissimo e fanno da volàno per le iniziative private, come sta succedendo a Ostuni: un’ottima governance risulta molto attrattiva per gli investimenti. In Puglia il mercato immobiliare è ancora accessibile, anche se per esempio nelle zone del G7  – come successo a Milano nel dopo Expo, ma in misura certamente minore – i prezzi sono notevolmente lievitati; ma si tratta di un fenomeno abbastanza circoscritto all’area delle strutture d’accoglienza cinque stelle che hanno ospitato il G7.  

VGE – Crede che la chiusura dell’acciaieria tarantina farà aumentare la disoccupazione oppure la riconversione turistica porterà dei frutti sul medio-lungo termine?

La chiusura dell’acciaieria è senza dubbio una sfida complessa, soprattutto in termini occupazionali. Tuttavia, credo che la riconversione turistica e culturale possa e anzi debba offrire un’alternativa solida e sostenibile sul medio-lungo termine, ma sarà un lavoro che non potrà essere improvvisato e che richiederà molta preparazione da parte degli amministratori locali. Taranto ha già iniziato a reinventarsi, puntando su un modello di sviluppo più armonico, che valorizza le sue risorse naturali, storiche e culturali. Purtroppo, come dicevo, la sua classe dirigente spesso non è adeguata al ruolo richiesto e questo è causa ed effetto di un’emergenza sociale in una città che sta cercando faticosamente una sua dimensione al di fuori di quelli che sono stati per molto tempo i suoi elementi identitari principali, la grande industria e la Marina Militare. La transizione richiederà investimenti mirati, formazione professionale e un piano di sviluppo che integri i bisogni della comunità locale e ne migliori la qualità di vita. È un percorso che va sostenuto con politiche concrete e con il coinvolgimento di enti pubblici e privati. Il turismo può creare opportunità, ma serve una visione strategica che permetta di dare stabilità economica alle nuove generazioni.

VGE – Lei vive tra Roma e la Puglia: cosa le piace dell’Urbe e cosa le manca della sua città?

Ho la fortuna di avere due case, una sullo Ionio e l’altra sull’Adriatico, a Villanova di Ostuni. Sono due mari diversissimi, come diversa è l’indole degli abitanti: gli adriatici hanno vocazione levantina nel senso più positivo del termine, sono più aperti alle novità e stanno sfruttando benissimo il fatto che la regione sia ormai un «place to be» non solo nell’immaginario vacanziero. La vita in Puglia ha ritmi più sostenibili, più giorni di bel tempo e più tempo per se stessi. Roma è la città delle istituzioni, l’ambito privilegiato della mia attività: eppure, soprattutto ora con il Giubileo, la capitale sta affrontando problemi enormi che si aggiungono a quelli già cronicizzati, rendendo la quotidianità piuttosto complessa. Traffico, carenze di infrastrutture di trasporti e d’accoglienza, l’aumento dei costi fanno il paio con una certa indolenza dei romani, tipica di chi è abituato a vederne di ogni colore e ha imparato a lasciar correre.

VGE – Crede che Bari sia una città dominante che imponga le sue idee e i suoi piani sull’intero tessuto pugliese? Mi riferisco, in particolare, alla costante competizione tra Bari e Taranto.

Bari ha senza dubbio un ruolo di leadership all’interno della regione, anche per il peso economico e istituzionale che ha acquisito negli anni. In più, ultimamente, l’ottimo lavoro dell’Apulia Film Commission ha fatto da potente attrattore per importanti produzioni cinematografiche che diffuse tra il grande pubblico ne hanno mostrato la bellezza: Bari è fotogenica, la tradizione culinaria è eccezionale e vi è un ottimo polo universitario: per alcuni aspetti Bari compete con Napoli per il titolo di capitale del sud. Parlare di “dominanza”, come spesso si fa, serve forse più per spostare l’attenzione dalle proprie responsabilità: Bari e Taranto sono due realtà molto diverse, ognuna con le proprie peculiarità, potenzialità e soprattutto problemi. In un’ottica di sviluppo regionale, penso sia più utile parlare di sinergia tra le città, sfruttando le diverse vocazioni di ogni territorio per costruire una Puglia più unita e competitiva a livello nazionale e internazionale, superando anche le differenze dovute alle sue macroaree, la Daunia a nord, quella che nel Medioevo si chiamava Capitanata; la Terra di Bari, già Peucezia, al centro; il Salento, erede dell’antica Messapia, a sud.

VGE – Esiste un modello pugliese da esportare non solo nel sud, ma ovunque in Italia? Crede che la definizione della Puglia come la «Lombardia del Sud» sia una definizione restrittiva oppure concorda con tale soprannome?

Il “modello pugliese” esiste eccome, ed è fatto di resilienza, creatività e valorizzazione del territorio. Sono nata in Valle d’Itria, nell’operosa Martina Franca, famosa per il suo comparto tessile oltre che per la vivace attività culturale: è una città che ha saputo evolversi negli anni, puntando su innovazione tecnologica e sostenibilità per competere nei mercati nazionali e internazionali, diventando un esempio di modello integrato: da un lato la valorizzazione delle radici produttive locali, dall’altro l’apertura ai mercati esteri con le grandi aziende come la General Trade, nata proprio a Martina Franca alla fine degli anni ’80 e ora presente con punti vendita in tutta Italia. Riguardo al soprannome di “Lombardia del Sud,” penso che sia una definizione un po’ azzardata: non dimentichiamo che nonostante una certa narrazione idealizzata, la regione è terza in Italia per evasione fiscale, un dato che prova l’esistenza di un’economia “sommersa” notevole, con tutto quello che ne consegue. Vero è che per quanto riguarda la sanità, la Puglia è l’unica Regione “promossa” nel Mezzogiorno. La Puglia ha una sua unicità che va oltre il confronto con altre regioni. Certo, è gratificante essere visti come un polo produttivo e innovativo, ma la nostra forza sta proprio nell’essere una terra capace di unire tradizione e modernità, che ha saputo creare un proprio percorso di sviluppo.


Paola Proietti

Romana, classe ’77, giornalista professionista dal 2008, ha lavorato per radio, televisione, web e anche la vecchia carta stampata. Conduttrice, redattrice, speaker, ghost-writer, ha avuto esperienze anche come addetto stampa e organizzatrice di eventi. Dal 2014 è reporter freelance e videomaker. Adora il giornalismo d’inchiesta, tanto che nel 2005 ha vinto il premio ILARIA ALPI per aver portato alla luce un giro di doping in una società di ciclismo giovanile. Da sette anni vive in Svizzera, dove opera principalmente come giornalista e video maker per testate web. E’ mamma di due bambine e organizza eventi culturali con il Gruppo genitori Ginevra.

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