Parthenope incanta Ginevra

Parthenope incanta Ginevra

Ginevra, giovedì 6 marzo. Il Carnevale, con la sua commistione di sacro e profano, è appena trascorso. Le notizie che giungono dal mondo e l’arrivo prematuro della primavera invitano a una riflessione sulla bellezza, e su quanto a volte possa essere dolorosa. In quest’atmosfera ho assistito al Cinema Nord-Sud alla proiezione di Parthenope, l’ultimo film di Paolo Sorrentino.

È stata innanzitutto un’esperienza sensoriale, visiva ma non solo: si è affascinati dai mille colori di una Napoli dalla bellezza sconcertante; sembra quasi di poter sentire il sapore del mare, misto a quello di sigaretta, rossetto e vino dopo un bacio rubato ad una festa sulla spiaggia; l’odore del sale che impregna i costumi da bagno; si ha l’impressione di percepire sulla pelle la brezza marina e il caldo torrido delle notti d’estate; e ancora l’aria viziata e umida delle Sagrestie.

Il film racconta la storia di Parthenope, una ragazza bellissima e infelice, determinata e svogliata, frivola e profonda. E della sua giovinezza: un’estate perfetta e indimenticabile dell’esistenza, tra amori e tragedie. La protagonista porta il nome della mitica sirena fondatrice di Napoli. Il film conduce lo spettatore nell’anima di una città dalle troppe contraddizioni, che sembrano miracolosamente stemperarsi con l’ironia, l’indolenza e la tolleranza del suo popolo.

Celeste Dalla Porta con il nostro direttore Massimo Vittori

Nata in mare nel 1950 e cresciuta a Napoli, la giovane Parthenope sembra a tratti dialogare con la professoressa in pensione che sarà nel 2023. Parthenope è dunque anche un film sul tempo, sull’intuizione di un futuro che si può intravedere all’orizzonte, almeno per chi ne ha la sensibilità. La storia sembra ripercorrere quella dell’Italia, spensierata durante i mitici anni Cinquanta e Sessanta, che si risveglierà bruscamente nelle tragedie degli anni Settanta. “Era già tutto previsto…” Le note della canzone di Cocciante risuonano nella mia testa.

Grazie a Pathé Films AG, ho avuto modo di parlare del film con l’attrice protagonista Celeste Dalla Porta.   

Grazie per questa opportunità, Celeste. Partiamo da una frase di Raimondo, il fratello di Parthenope. È impossibile essere felici nella città più bella del mondo. Come ci si prepara ad essere la protagonista di un film su uno dei luoghi più belli al mondo, che ne incarna allo stesso tempo la natura più intima e indecifrabile?

La lettura della sceneggiatura di Paolo Sorrentino mi ha aiutato a entrare dolcemente nel film e nelle atmosfere di Napoli. È molto più di una sceneggiatura. È uno splendido romanzo, che mi ha permesso di vedere i colori, respirare gli odori e vivere le atmosfere della città. Mi sono ritrovata molto nell’ironia e nella prontezza delle risposte di Parthenope. Un mese prima delle riprese, mi sono trasferita a Napoli. Un po’ come Parthenope, mi sono nutrita di ciò che ho visto e vissuto intorno a me. Ciro Capuano, inoltre, mi ha aiutato con l’accento.       

Il risultato, e non sono solo io a dirlo, è straordinario. Complimenti!

Grazie.  

La stessa frase di Raimondo introduce anche il tema dell’infelicità. Nei personaggi del film è rimpianto del tempo passato (l’odore degli amori morti di John Cheever o gli amori poveri, quando però non c’era bisogno di nulla, di Greta Cool). In Parthenope, invece, l’infelicità sembra essere già presente in maniera latente fin dalla giovinezza. È così?

Si. O forse non è così… Non è facile essere giovani. Parthenope è curiosa e spensierata. Ma ha una maturità che le permette di vedere oltre. È guidata da un istinto che le fa capire, o meglio intuire, prima degli altri l’esito delle vicende umane. Che l’amore per provare a sopravvivere è stato… è e sarà un fallimento. Del resto, era già tutto previsto.

Il film è impregnato di bellezza. Una bellezza che, come la guerra, apre tutte le porte. Se il desiderio di bellezza può salvare il mondo, come evitare che questo degeneri in una vanità autoreferenziale?

La bellezza è una dote. È potente e rivoluzionaria. Certo rischia di poter aprire anche delle porte sbagliate, come quelle della superficialità. Credo che sia possibile conciliare bellezza e profondità. Come Napoli, la natura umana è in grado di contenere elementi contraddittori, senza vergogna, giudizi o sensi di colpa.

Che sia già tutto previsto, o che le pagine del futuro siano ancora tutte da scrivere, mi auguro che tu possa continuare a emozionare il pubblico negli anni a venire. In bocca al lupo per il proseguo della tua carriera.

Grazie. Viva il lupo.  

Il film, di cui consigliamo vivamente la visione, uscirà nella Svizzera romanda mercoledì 12 marzo.

Massimo Vittori

Massimo Vittori è il direttore di oriGIn, un’organizzazione non governativa con sede a Ginevra attiva nel campo delle indicazioni geografiche, del commercio internazionale e dello sviluppo sostenibile. Dopo la formazione in relazioni internazionali e diritto internazionale, prima di raggiungere oriGIn, Massimo ha lavorato presso numerose organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite. È appassionato di letteratura, cinema, musica e sport.

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