L’Innovation Hub di Genolier, un nuovo centro di alta tecnologia a firma italiana

L’Innovation Hub di Genolier, un nuovo centro di alta tecnologia a firma italiana

Nel cuore del parco naturale del Jura Vaudois e collegato alla Clinica di Genolier, una delle più grandi cliniche private svizzere, fondata nel 1972, è sorto da qualche mese un innovativo centro di ricerca, chiamato Innovation Hub, inaugurato alla fine settembre scorso con due giornate ‘porte aperte’. Il nome stesso del nuovo centro indica le sue finalità: essere alla punta delle innovazioni più avanzate in campo biomedico e fungere da ‘hub’, da piattaforma condivisa da istituzioni pubbliche e da strutture private per sviluppare la ricerca e applicare il più rapidamente possibile le nuove possibilità terapeutiche che derivano dai risultati della ricerca.

L’hub è basato sulla collaborazione innanzitutto con le istituzioni mediche universitarie in Svizzera (HUG a Ginevra, CHUV a Losanna, gli ospedali universitari di Basilea e Zurigo) e all’estero (con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, in particolare, per quanto riguarda l’Italia). Al tempo stesso per l’avvio del progetto è stato necessaria la collaborazione con i promotori industriali,  come il Greater Geneva Bern Area, l’agenzia di promozione economica della Svizzera occidentale, che raggruppo i cantoni di Berna, Friburgo, Vaud, Neuchâtel, Ginevra e Valais,  e la cui missione è favorire lo sviluppo delle attività in questa regione delle imprese straniere, fra cui la General Eletric che ha svolto un ruolo decisivo nella creazione delle strutture tecniche dell’Innovation Hub.

Un hub altamente tecnologico

Su uno spazio di circa 25’000 metri quadrati, dei quali 6’000 di ‘tetto verde’,  l’architetto italiano Gabriele Maria Rossi ha progettato un edificio di grande bellezza e funzionalità, con ampi spazi pubblici, 8000 mq di uffici e laboratori, 1000 mq di aree riunioni e un grande auditorium da 300 posti dotato di tecnologia digitale immersiva. Gli uffici e i laboratori hanno dimensioni variabili e rimodulabili, in modo da rispondere alle diverse esigenze della ricerca e del lavoro amministrativo. Tutto è stato concepito per consentire interazioni e sinergie tra tutti gli attori dell’hub: l’edificio offre diversi tipi di spazi di lavoro, tutti dotati delle tecnologie informatiche e di comunicazione più avanzate.

Area interna del centro

Con un investimento iniziale di 100 milioni di franchi e una spesa annua di circa 40’000 franchi per la gestione degli spazi di lavoro, il centro è stato progettato per riunire ricercatori, imprese e operatori sanitari, in una  piattaforma collaborativa che mira a far avanzare le tecnologie mediche colmando il divario tra ricerca, sviluppo di nuovi prodotti farmaceutici e trattamenti terapeutici. L’ambizione è quella di promuovere interazioni strategiche tra scienziati delle diverse specialità, in particolare fisici, ingegneri, chimici, biologi e medici, per accelerare il trasferimento di soluzioni innovative « dal laboratorio al letto del paziente » (From bench to bed, per usare un fortunato slogan). Gli obiettivi del centro possono essere indicati da una serie di tre ’T’ in inglese : teaching, training, testing (insegnare, addestrare, testare) le tecnologie biomediche di punta.

Il futuro a Genolier

La visita dei locali del nuovo centro trova il suo momento culminante nei bunker sotterranei, chiusi da pareti in cemento larghe più metri per impedire ogni tipo di diffusione di materiale radioattivo e altrimenti pericoloso per la salute, dove si trovano le apparecchiature più avanzate, che mirano a realizzare una ‘medicina di precisione’. Una di queste è il potente sistema Radixact (foto),  una modalità di radioterapia che costituisce la prossima generazione della piattaforma TomoTherapy (tomoterapia di precisione), progettata per fornire radioterapia ad intensità modulata guidata dalle immagini (IG-IMRT), ottenendo in questo modo un’estrema precisione. Il sistema Radixact è dotato di uno scanner integrato che realizza le immagini prima di ogni sessione di trattamento. I medici dispongono così di informazioni precise sulla forma e sulla posizione del tumore, il che consente loro di identificare e correggere eventuali variazioni di posizionamento del paziente. Si può quindi sincronizzare automaticamente l’erogazione del trattamento radioterapico con la posizione del tumore in movimento durante la sessione. Questa funzionalità è progettata per consentire la somministrazione di dosi di radiazioni ad alta precisione ai tumori mobili, come quelli dei polmoni e della prostata, e per ridurre i margini di trattamento attorno al tumore, riducendo al minimo la quantità di tessuto sano esposto a dosi elevate di radiazioni.

RadixAct

I sistemi di radioterapia guidati dalle immagini e i miglioramenti negli approcci di gestione del movimento  attenuano l’incertezza nell’erogazione del trattamento e consentono una maggiore precisione delle modalità di ratioterapia ablativa (con la necrosi e distruzione e delle cellule tumorali). Il continuo sviluppo di questo tipo di tecniche permette di trattare tumori anche di piccole dimensioni precedentemente inaccessibili con la radioterapia o la chirurgia convenzionali. In combinazione con l’immunoterapia queste tecniche offrono la possibilità di migliorare ulteriormente la sicurezza e l’efficacia di queste innovative combinazioni terapeutiche.

Speranza per il futuro

Un’altra tecnologia, dall’aspetto e dalle capacità tecniche di grande impatto, è costituta dal  sistema CyberKnife (foto), un  robot medico che consente di effettuare diversi trattamenti radioterapici sotto forma di un gran numero di fasci di raggi X di grande potenza (6 MegaVolt) e con altissima precisione: meno di 1 millimetro contro i 3 millimetri degli apparecchi radioterapici classici. Ciò permette di limitare al massimo l’irradiazione dei tessuti sani attorno alla lesione tumorale, per cui la tecnica può essere utilizzata per il trattamento dei tumori dove la precisione è essenziale e addirittura vitale. È questo il caso dei tumori al cervello, in prossimità delle vie ottiche, dei tumori polmonari, a casa della prossimità della colonna vertebrale, del fegato, del pancreas o della prostata e nel caso dei tumori pediatrici. Un efficace sistema di imaging consente la rifocalizzazione continua dei raggi in modo da rilevare, seguire e correggere i movimenti del tumore e i movimenti del paziente durante il trattamento. Questo permette anche di ridurre il numero delle sedute di radioterapia. Risultano infatti necessarie in media da 1 a 5 sessioni da 45 minuti con il Cyberknife rispetto alle 30-40 sessioni da 10 minuti con altri tipi di acceleratori, il che ovviamente produrre un grande vantaggio per il paziente.

L’impressionante potenza delle apparecchiature di diagnosi e di terapia unita all’eleganza e alla bellezza estetica degli spazi comuni e del contesto ambientale fa del nuovo Innovation Hub di Genolier, un luogo favorevole alla sempre più necessaria ricerca biomedica avanzata per il miglioramento della qualità della vita.

Panoramica Hub Genolier

Bernardino Fantini

Bernardino Fantini è professore emerito di Storia della Medicina e della Sanità presso l’Università di Ginevra. Nato a Nepi (Viterbo), dopo una laurea in biochimica all’Università di Roma nel 1974, ha ottenuto nel 1992 un dottorato in storia e filosofia delle scienze della vita all’EPHE-Sorbonne di Parigi. Dal 1990 al 2013, è stato direttore dell’Istituto di Storia della medicina e della salute dell’Università di Ginevra. Le sue ricerche si sono indirizzate principalmente alla storia della genetica e della biologia molecolare, alla storia della microbiologia e delle malattie infettive, alla filosofia delle scienze della vita e allo studio, teorico e sperimentale delle relazioni fra musica, scienza e medicina. È sposato con Rita Gai e ha tre figli e cinque nipoti.

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