La lotta al dolore causato dalla fistola ostetrica

La lotta al dolore causato dalla fistola ostetrica

Il fatto che le donne continuano a soffrire di una condizione talmente evitabile è scandaloso.

Quanti di noi abbiamo sentito parlare della fistola ostetrica, né tantomeno cominciato a immaginare il dolore e l’umiliazione delle donne colpite da quest’afflizione?

Nei paesi come l’Irlanda, con sistemi istituiti di servizi sociali e di assistenza medica, la fistola ostetrica è stata praticamente eradicata. Nonostante, per circa due milioni di donne in paesi con accesso limitato all’assistenza sanitaria e sociale di qualità ed economicamente accessibile, la fistola ostetrica si conta tra le realtà più trascurate di sanità pubblica e di diritti umani.

In breve, per quelli che potrebbero non esserne al corrente, la fistola ostetrica è il risultato di un parto lungo o di un travaglio ostacolato, ciò che provoca un’apertura anormale tra il canale del parto e la vescica o il retto di una donna o ragazza. Questa ferita fisica conduce all’incontinenza urinaria e/o fecale.

Come lo potete immaginare, questa esperienza è traumatizzante per le donne e le ragazze; non solo significa anni di continua incontinenza e altri complicazioni mediche come infezioni prolungate, ma comporta anche il rischio che i bambini nasceranno morti, e in alcune casi può condurre alla sterilità.

Nei paesi in cui la maternità è la chiave dello statuto sociale di una donna e della sua importanza per la sua comunità, tutto questo è devastante. E non è tutto. Le donne e le ragazze che vivono con la fistola ostetrica si trovano di fronte alle esperienze dannose, di più lunga durata, di vivere con l’ingiustizia e della negazione di diritti e dignità umani fondamentali.

Ne risultano, tra l’altro, una mobilità ridotta, ripercussioni psicologiche e sociali, difficoltà economiche aggravate e le conseguenze sociali di essere marginalizzate e isolate dalla famiglia e dalla comunità.

Nella maggior parte dei casi, le donne/ragazze sono divorziate dai mariti e/o trascurate, disonorate, maltrattate ed escluse, ciò che fa diminuire la loro autostima e la loro capacità di sopravvivere.

Una gran parte dell’attenzione prestata alle misure contro la fistola ostetrica nel passato è stata concentrata sugli interventi chirurgici per riparare le fistole, che nei casi meno complicati possono avere un tasso di successo di 90 per cento.

Lavoro pioneristico

In Irlanda siamo coscienti del lavoro instancabile e pioneristico delle purtroppo scomparse suore e dottoresse Maura Lynch e Anne Ward, tutte e due Medico Missionarie di Maria, e anche del lavoro rivoluzionario della Sr Dr Miriam Duggan delle Suore Francescane Missionarie di Africa (che lavora attualmente in Kenya) e del Dottor Michael Breen che lavora come chirurgo per la riparazione di fistole in Madagascar. Ciascuno di loro ha dedicato la sua vita alla missione di permettere alle donne e alle ragazze in Africa che soffrono di fistole a vivere una vita dignitosa, fornendo interventi chirurgici critici e specializzati.
Tuttavia, sono solo poche donne ad avere accesso a questi interventi, o avere I mezzi economici, e non tutti gli interventi chirurgici sono semplici. Spesso le donne vivono in zone rurali remote, perlopiù in Africa o in Asia meridionale, dove l’assistenza prenatale è limitata, e le prospettive di cure mediche nel caso di un travaglio ostacolato sono minime.

Il loro isolamento, insieme al numero limitato di chirurghi formati ad eseguire la riparazione di una fistola, rende ancora più difficilmente accessibile un intervento di correzione. Ci si aggiungono i costi del trasferimento a un ospedale in grado di fornire cure specializzate, poiché non tutti i professionali medici negli ospedali sono qualificati per la riparazione di fistole.

Inoltre esiste il bisogno, meno discusso, della riabilitazione post-operatoria, e del sostegno psicologico e sociale necessario per le donne, perché si possano reintegrare nella loro comunità dopo anni di esclusione. Per non parlare dei modi in cui le donne possono guadagnarsi il pane quotidiano.

Violazione di diritti

La fistola ostetrica va ben al di là di una sola questione medica. SI tratta di una violazione dei diritti delle donne in varie società in tutto il mondo che si vedono negati i loro diritti all’istruzione, a cure mediche adeguate, alla mobilità, alla vita nella loro comunità, e in alcuni casi, perfino il diritto a vivere. Il fatto stesso che oggi, in un contesto modernizzato e globale, le donne continuano a soffrire di una condizione talmente devastante ed evitabile, è uno scandalo. E dovremmo tutti esserne indignati.

Se dobbiamo riuscire davvero a “non lasciare nessuno abbandonato a sé stesso”, come lo promettano il programma e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per il 2030, siamo quindi obbligati di assicurare l’inclusione delle due milioni di donne, alle quali si aggiungono fino a 100’000 nuovi casi ogni anno, che vivono con fistole ostetriche.

Questo significa riconoscere la fistula ostetrica come sia causa sia effetto delle esperienze delle donne che vivono in comunità rurali e si contano tra i membri più marginalizzati e trascurati della società.

È critico vedere al di là della nozione che la condizione sia solo una questione di salute riproduttiva, e riconoscere le problematiche più ampie di sviluppo umano che incidono sul loro accesso ai diritti umani fondamentali e alla dignità umana essenziale.

Il Dr. Toni Pyke è coordinatore per la giustizia, la pace e l’ecologia presso l’Associazione dei Leader di Missionari e Religiosi d’Irlanda. Il Padre Edward Flynn è un prete spiritano che lavora sulla prevenzione della fistola ostetrica, partendo da un contesto di diritti umani.

Toni Pyke, Edward Flynn

Questo articolo fu originalmente pubblicato sul giornale The Irish Times del 23 maggio 2022, ed è stato ripubblicato qui con permesso.

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