Thierry Apothéloz: “Sostegno alle comunità straniere”.

Thierry Apothéloz: “Sostegno alle comunità straniere”.

Signor Thierry Apothéloz, lei ha avuto la fortuna di lavorare nel Consiglio amministrativo di Vernier e attualmente fa parte del Consiglio di Stato della Repubblica e Cantone di Ginevra. Da queste due esperienze, cosa ne ha potuto ricavare e quali sono stati i momenti cruciali?

Effettivamente, ho iniziato la mia carriera politica con l’elezione del 2003 a Vernier, che è il secondo comune del Cantone di Ginevra a livello demografico. Si tratta di un cantone in miniatura, che presenta dei problemi legati alle finanze, allo sviluppo del territorio, allo sport, alla mobilità e a livello sociale. In municipio, per ben quindici anni, ho avuto l’occasione di fare una politica dinamica basata sufficientemente sul volontarismo, poiché ero rimasto abbastanza scioccato da un titolone della Tribune de Genève che aveva definito Vernier un “comune spazzatura”. Quindi, mi rifiutavo in modo categorico di immaginare che gli abitanti di Vernier potessero abitare in una spazzatura di comune (…) spesso considerato difficile, un po’ sul modello francese.  Durante tutto il mio mandato sono

riuscito a trasformare questo comune in un laboratorio di soluzioni sociali per i suoi abitanti. Insieme a diversi colleghi abbiamo sostenuto un certo numero di proposte molto innovatrici e uniche a Ginevra; penso, soprattutto, ai contratti di quartiere, che permettono alle persone di depositare dei progetti di interesse collettivo. Ho creato, inoltre, dei “corrispondenti notturni”, che sono dei mediatori sociali tra le sei del pomeriggio e le due di mattina, prendendo coscienza, giustamente, che la polizia non può intervenire per delle situazioni futili, non perché non lo voglia ma perché ci sono due pattuglie durante la notte e il weekend da Versoix a Dardagny.

Impegno per le comunità

Dunque, in tutto ciò mi interessava mettere un servizio pubblico a disposizione; poi, dopo questi quindici anni, quattro mandati, la mia elezione al Consiglio di Stato nel 2018 è stata un’altalena politica logica visto che  ambivo a essere politicamente attivo a livello cantonale. In questi primi tre anni, uno dei punti centrali del mio mandato è stato sicuramente quello di avere potuto aumentare i sussidi dell’assicurazione malattia per un totale di 186 milioni da 3 a 9 categorie, da un minimo di 90 franchi a un massimo di 300.

Questo è veramente un aiuto per tutta la  popolazione e in particolare per la classe media; cioè, quella che non riceve mai nessun aiuto e che si trova sempre al di sotto della media. Poi, successivamente, c’è stata anche tutta la gestione del COVID-19 e dei danni causati dalla pandemia anche nell’ambito sociale (…) e la preparazione di una nuova legge abbastanza innovatrice nell’ambito dell’azione sociale.

Questioni di fisco

Cosa ne pensa dell’imposizione fiscale attualmente sfavorevole delle coppie sposate rispetto a quella di coloro che convivono?

Abbiamo già riflettuto su questo problema e cercato di vedere come si poteva risolvere. Purtroppo, il fisco a livello federale ci impedisce di poter intervenire su una parte dell’imposizione, ma ritengo senza ombra di dubbio che questa diseguaglianza debba essere corretta.

https://www.ge.ch/organisation/departement-cohesion-sociale-dcs

Pensa che delle istituzioni come il Comitato degli Italiani all’Estero possano aiutare la coesione sociale nelle zone urbane di cui si era occupato in passato e di cui si occupa ancora adesso?

Credo molto fortemente nel sostegno delle comunità straniere alla coesione sociale per diverse ragioni. Prima di tutto, perché è il luogo dove si riuniscono tutti i membri di un’associazione per poter vivere qualcosa di comune e questo appello di collettività è molto importante.

Come secondo elemento, è utile sottolineare che è proprio la vita dell’associazione che fa si che ci interessiamo a quello che succede altrove e questo permette di aprire gli occhi sul mondo. Un terzo elemento di interesse, a mio avviso,  è sicuramente anche l’importanza delle radici, delle tradizioni, della lingua, della cultura del paese d’origine e ho sempre dato il mio sostegno per fare in modo che i genitori trasmettessero ai figli la loro cultura e la loro lingua materna. Inoltre, ritengo che sia molto importante coltivare sia le radici svizzere e ginevrine, visto che ci abitiamo, che le radici dei propri genitori.

Maggior dialogo

E ancora, un quarto elemento è sicuramente anche l’importanza degli interlocutori, di poter dialogare su delle proposte, delle riflessioni. Per esempio, l’anno prossimo (nel 2022, n.d.r.) lanceremo una riflessione sulla legge contro il razzismo. Sarà un’occasione per l’Ufficio dell’integrazione degli stranieri del mio Dipartimento di poter avere degli interlocutori. Tra l’altro, abbiamo collaborato molto bene con le associazioni delle comunità straniere in occasione dell’Operazione 1503, che sta per la data delle elezioni comunali del 15 marzo 2020, volta a ricordare alle persone delle comunità straniere che hanno il diritto di votare a livello locale, ma purtroppo  senza ancora  poter essere eletti, ma potendo solo però votare e partecipare e poiché conosciamo ancora una percentuale relativamente bassa di partecipazione (…). Dunque, vi è un vero interesse a creare un tessuto di relazioni tra lo Stato e le comunità straniere.

Come pensa che il Cantone possa sostenere le cittadine in una triste dicotomia lavoro-maternità? Si potrebbe fare di più?

La Svizzera è certamente un paese molto conservatore riguardo alla questione della famiglia ed è proprio recentemente che la Confederazione ha voluto dare dei mezzi per poter conciliare la vita professionale con quella  famigliare, in particolar modo per le donne. Il fatto di pagare degli assegni famigliari va bene solo a un certo numero di politici, ma non al sottoscritto. Dunque, rispetto ai paesi dell’Europa del Nord siamo molto più  in ritardo sulle questioni relative alla vita famigliare. Ciò è dovuto al concetto trainante dai cantoni germanofoni che considerano la famiglia come una particolare individualità. Quindi, queste libertà individuali si devono esercitare pienamente senza un contributo dello Stato. 

Accanto alle famiglie

Purtroppo, al giorno d’oggi,  qui a Ginevra, abbiamo spesso un certo numero di situazioni estremamente difficili e drammatiche di famiglie monoparentali e il nostro sistema non è riuscito ancora ad assorbire quest’aspetto. Non abbiamo, poi, assorbito completamente il fatto che dagli anni Settanta in poi le donne lavorino e abbiano il diritto di farlo. Non possiamo impedire a una donna di fare carriera per dei motivi non giusti. Il fatto di non riuscire ancora a fare conciliare vita professionale e famigliare è un elemento fondante del mio impegno in politica.

Come pensa che il Cantone possa rendere più accessibile il mercato immobiliare per le giovani coppie visto l’aumento delle nascite?

Per parecchio tempo non ci siamo occupati della costruzione di alloggi qui a Ginevra e, in effetti, è la ragione per cui un certo numero di persone sono diventate frontaliere dovendo trovare altrove alloggi che il Cantone di Ginevra non è stato capace di offrire. Attualmente, abbiamo aumentato il numero di appartamenti, ma ci troviamo lo stesso in difficoltà riguardo al problema legato non solo alle famiglie, ma anche a quello dei divorzi visto che abbiamo un  matrimonio su due che finisce in  divorzio e quindi questo crea un maggior bisogno di cercare un altro appartamento, visto che secondo il Codice civile e la custodia condivisa dei bambini, dobbiamo anche trovare non solo un monolocale par la persona che si ritroverebbe sola, ma anche delle stanze per i bambini. Dunque, aumenta il bisogno di dover intervenire sempre di più.

Conosce l’Italia e ne segue la politica?

No, ma sono stato particolarmente colpito riguardo al rifiuto della legge contro l’omofobia, ma non potrei certo vantarmi di seguire tutti giorni la politica italiana.

Collaborazione e coesione sociale

Collabora con degli italo-svizzeri? Se ho capito bene, il suo ufficio è composto per metà di persone d’origine italiana?

Non del tutto. Il mio responsabile è per metà italiano e pure il mio direttore generale per l’Azione sociale.

Partecipa alle feste e agli eventi italiani che si svolgono a Ginevra?

Sì, certamente. Appena ne ho l’occasione, partecipo molto volentieri; per esempio, sono stato invitato ad alcuni eventi della Saig (Società delle Associazioni Italiane di Ginevra, n.d.r.) e a quelli organizzati dal Consolato.

Se avesse i mezzi per un progetto riguardo alla coesione sociale, cosa farebbe per prima cosa?

Penso che l’argomento della coesione sociale sia talmente vasto che un solo progetto sia ampiamente insufficiente. Non basterebbe! Per me ci sarebbero più progetti da avviare. Mi piacerebbe l’idea di poter rafforzare l’interesse nella cultura e nello sport in merito alla coesione sociale. In particolar modo, penso che le comunità straniere abbiano un ruolo interessante nel considerare la loro cultura come un mezzo di integrazione come fanno giustappunto gli italiani, i portoghesi, gli albanesi, i tedeschi, gli austriaci e altri ancora. Riguardo allo sport, sappiamo quanto gli italiani amino il calcio il cui potere amalgamante è noto a tutti. Penso anche a dei progetti che aiutino a combattere la discriminazione, il razzismo e favoriscano il vivere insieme.

Oreste Foppiani

Oreste Foppiani è Visiting Research Fellow e professore associato di Storia e Politica internazionali presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies dello European University Institute (www.eui.eu). Ha insegnato o diretto progetti di ricerca in diversi atenei tra Ginevra, Milano, Tokyo, Washington e New York. Membro dell'Association Genevoise des Journalistes (RP Impressum) e dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna (2004-2018), è stato corrispondente permanente di Libertà presso l'Onu di Ginevra dal 2008 al 2016.

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