Essere svizzeri: intervista ad Ada Marra

Essere svizzeri: intervista ad Ada Marra

Figlia di immigrati italiani, personalità politica svizzera, deputata  nel cantone di Vaud al Consiglio nazionale dal 2007, Ada Marra è autrice del libro “8.670’300 modi di essere svizzeri”.

Cosa significa essere svizzeri? Chi lo definisce? Perché? Attraverso un’analisi politica ma anche una testimonianza personale con l’obiettivo di riuscire a trasmettere in un unico messaggio, Ada Marra spiega che ci possono essere tantissimi modi di essere svizzeri e che tutti sono legittimi.

Perché scrivere questo libro?

Dopo la campagna di votazione, vinta nel 2017, per la naturalizzazione agevolata della terza generazione, ho sentito il bisogno di continuare la discussione su cosa significa essere svizzeri, ma anche cosa significa essere stranieri. Quando si finisce di essere l’uno e quando si inizia ad essere l’altro. Ovviamente, da figlia di immigrati italiani, figli di operai negli anni sessanta come migliaia di altri, mi sono sentita in dovere di impugnare questo tema. Cosa sono i discendenti della prima generazione? Cerco di spiegare la particolarità e l’universalità del nostro essere svizzeri o perché alcuni non vogliono naturalizzarsi”.

Il processo di naturalizzazione

Ada Marra spiega: “Se da una parte abbiamo agevolato la situazione per la terza generazione, il Parlamento ha  indurito le condizioni di cittadinanza per la procedura ordinaria. Così ha inserito l’obbligo dei test scritti (che prima non esistevano nei cantoni romandi) e orali. E se si prende l’aiuto sociale o lo si è preso nei tre anni precedenti, non si può chiedere la cittadinanza svizzera. Questo mi fa dire che la Svizzera non è xenofoba ma non ama i poveri! Perché accoglie gli stranieri ricchi con dei forfait fiscali…Evidenzio anche il fatto che, a secondo da dove si abita, si avrà più probabilità di ottenere il passaporto. Oggi, e lo spiego bene nel libro, la procedura è politica. Non c’è uguaglianza ed è un problema grosso”.

Cosa significa essere svizzero oggi?

A volte, anche se si è naturalizzati, in molti non ti considerano svizzero, ma “Schweiz Papeli” ( svizzero di carta) come dicono in svizzera tedesca. Quindi diversi dagli svizzeri doc. Quelli che sarebbero i veri Svizzeri. Quelli da più generazioni. Quelli “puri”. Un atteggiamento che chiaramente mette tensioni e favorisce il nazionalismo. È una battaglia politica di un certo partito (ma non solo) per imporre una sola definizione. Io invece dico che le nostre differenti appartenenze definiscono la nostra identità (svizzero da una o sette generazioni, di destra o di sinistra, religiosi o atei, di campagna o di città, ecc…) e che tutte appunto valgono e sono legittime. Credo che sia anche difficile in un paese con quattro lingue nazionali, ventisei sistemi scolastici (o quasi), religioni diverse, avere una sola definizione dell’essere svizzeri. Tre cose ci legano: il servizio pubblico che garantisce l’uguaglianza, la democrazia semi diretta e la volontà quotidiana di essere un solo paese”.

Ada Marra

Come nasce la passione per la politica?

La mia famiglia abitava in un paesino vicino a Losanna, Paudex, in cui c’era diversità sociale. Andavo a fare merenda nelle ville di dentisti e medici dove c’erano le piscine. Ho capito abbastanza velocemente che non tutti avevano le stesse chance nella vita. E anche se allora non era ovviamente così chiaro nella mia mente, ho sicuramente deciso in quel periodo che volevo lottare per la giustizia sociale”.

Come mantiene il legame con l’Italia?

Ogni anno vado in Italia a trovare la mia famiglia. Parlo il dialetto salentino il più possibile, frequento associazioni culturali italiane, e poi guardo il telegiornale, ascolto la musica e leggo molti libri in italiano“.

Il libro di Ada Marra permette una profonda riflessione sul significato di essere svizzeri ed anche un parallelo per i figli degli stranieri in Italia. A partire da quando smettiamo di considerarli stranieri. Ognuno di noi ha la sua risposta ma il libro ci invita a farci queste domande.

Samantha Gatto

Samantha Gatto, nata a Ginevra il 23 aprile 1985, dopo aver trascorso i primi dieci anni in Svizzera, ha voluto proseguire i suoi studi artistici tra Milano e Roma, dove ha ottenuto il suo diploma in Storia dell’Arte con specializzazione in Beni Culturali. Nel 2009, torna a Ginevra per lavoro e sceglie di intraprendere una carriera in ambito amministrativo. Parallelamente, mantiene un forte legame con Roma, continuando a coltivare la sua passione organizzando mostre sull’arte contemporanea e allo stesso tempo si cimenta in ambito giornalistico con la pubblicazione di diversi articoli su testate locali.

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