Indipendenza

Indipendenza

Terra Alta e Barcellona, Catalogna. Estate 2025. Da quattro anni ogni fine settimana il poliziotto 34enne Melchor Marín va al cimitero di Gandesa. Di fronte alla lapide della moglie Olga Ribera (1978 – 2021) cambia l’acqua nel vaso e sostituisce un mazzo di fiori appassiti con uno di fiori freschi; le racconta un poco della loro figlia Cosette che ormai ha quasi sette anni. All’uscita spesso incontra Rosa Adell, coetanea di Olga e madre di quattro figlie grandi, conosciuta quando aveva dovuto indagare sulla cruenta morte dei genitori per poi far arrestare il marito assassino.

Melchor ora, a tempo perso, va a malmenare uomini che maltrattano donne, studia biblioteconomia e dà una mano nella biblioteca cittadina (aspettando un concorso per farsi assumere), legge sempre tantissimo (romanzi non contemporanei per sé o ad alta voce alla figlia, prima che dorma), ha addirittura accettato di fare il giurato per un concorso letterario e dovrà pure pronunciare un breve discorso alla cerimonia di consegna dei premi.

Lo sta cercando e poi lo va a trovare l’ispettore Blai, il suo ex sergente promosso a dirigere la Sezione centrale Indagini sulle persone presso la sede del corpo catalano dei Mossos d’Esquadra nel complesso Egara vicino Barcellona. Blai gli chiede di trasferirsi qualche giorno nella metropoli in missione per aiutarlo in un caso complicatissimo di soldi e caste, che impone di non potersi fidarsi dei più che ha attorno o incontra: qualcuno sta ricattando Virginia Oliver, la furba pragmatica sindaca, minacciando di rendere pubblico un video porno in cui era stata coinvolta molti anni prima.

Un poliziesco che è già un classico”

Lei ha già pagato trecento mila euro, intuisce che possano averlo tanti amici e nemici del mondo delle rivalità affaristiche e politiche, pagherebbe ancora. Melchor si sistema dal paterno amico avvocato, non vi sono tracce facili, tanto più se s’incrocia l’involuto Procés per l’indipendenza.

Splendida prosecuzione di quella che si annuncia come una straordinaria innovativa serie: il filologo, traduttore, saggista e grande scrittore spagnolo Javier Cercas (Ibahernando, Cáceres, Estremadura, 1962) giunge in libreria col secondo romanzo noir, dopo il primo (2019), mentre sta completando il terzo, alta letteratura! La narrazione è in terza persona fissa al presente sul protagonista, alternando tanti turbolenti capitoli sull’indagine, distinta in tre parti, con i quattro lunghi capitoli del secco dialogo fra Melchor e il personaggio in grado di ricostruire realmente l’intera vicenda dei video e anche qualcosa che, a sua insaputa, aveva in passato sconvolto la vita del poliziotto quando era in carcere e successivamente.

L’espediente narrativo è rimarchevole: Cercas ritiene che il clima “prebellico” respirato a Barcellona nell’autunno 2017 sia “periodizzante” la storia politica e culturale degli spagnoli. Per parlarne si e ci colloca qualche anno dopo il momento in cui scrive, fa pochi concisi riferimenti a Puigdemont e ad Ada Colau (critico con acume sul primo) e descrive una possibile evoluzione verso destra degli indipendentisti. Ormai ce l’hanno più con gli immigrati che con i madrileni, innestandosi comunque su durature imperiture dinamiche nel rapporto umano col denaro e col potere. Segnalo il bipolare perbene Vàzquez.

Un giallo teso, popolato da personaggi emblematici”

E il buon padre di fatto Vivales, che versa 250 euro al mese a Open Arms. L’autore è pacifico e ragionevole, in letteratura lavora con ambiguità, ironie, sfumature, paradossi, cita tantissimi altri bei libri (non solo Hugo, pure Winslow questa volta). Così Melchor è un buon poliziotto cattivo: incarna alcuni suoi sentimenti segreti silenziati, come il vendicare senza filtri la violenza contro le donne . Da un po’ Cercas ha scelto di usare l’imprescindibile umile genere giallo, ben sapendo che scrivere e leggere sono difese democratiche contro le offese dell’esistenza.

Con grande dedizione nella stesura, riesce a offrire ottimi romanzi, facili da leggere, difficili da capire, perché contribuiscono a cambiare la percezione diffusa della realtà. L’indipendenza del titolo ha una pluralità di sensi: politica, personale, fisica, morale. Melchor ormai beve solo Coca-cola, s’abbandona ai superalcolici solo dopo qualche vendetta, magari ascoltando Like a Virgin di Madonna.

Valerio Calzolaio ha 64 anni, è nato nell’ottobre 1956 a Recanati (Macerata) e risiede a Macerata. Si è diplomato a pieni voti nel luglio 1975 presso il Liceo Scientifico di Macerata con una tesina su Antonio Gramsci e laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Macerata, con una tesi in Diritto Costituzionale Comparato. Dopo la laurea è stato eletto deputato italiano per 4 legislature. Dal 1996 al 2001 è stato sottosegretario al Ministero dell’Ambiente nei tre governi di centrosinistra (Prodi, D’Alema, Amato). Calzolaio è giornalista e saggista, ha collaborato con numerosi quotidiani nazionali. Ha curato l’edizione di alcuni volumi collettanei, scritto libri su vari argomenti storici e ambientali. Ha anche pubblicato alcuni saggi scientifici di materia costituzionale, articoli e saggi di natura culturale. Pubblica recensioni di libri in vari siti, blog e riviste online, in particolare di romanzi gialli e neri.

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