Ginevra: la chirurgia spinale parla italiano

Ginevra: la chirurgia spinale parla italiano

Una passione per la chirurgia, la laurea e la specializzazione in Italia e poi un master all’estero. Enrico Tessitore è l’italiano a Ginevra che abbiamo avuto il piacere di incontrare. Il suo è stato un percorso che si è sviluppato tra Italia e Svizzera e lo ha portato ad essere tra i maggiori chirurghi nel suo campo. Oggi è Professore e vice Primario del Servizio di Neurochirurgia  degli Ospedali Universitari di Ginevra, nonché responsabile della neurochirurgia spinale.

Partiamo dalla sua formazione: studi a Napoli poi? Cosa l’ha portata in Svizzera?

Ho iniziato i miei studi di medicina  e chirurgia e poi ho conseguito la specializzazione in Neurochirurgia a Napoli. Comunque, non ero molto contento dei cinque anni passati lì. Avevo voglia di completare il mio percorso di studi, con un sesto anno di master all’estero e nel 2001 sono arrivato a Ginevra per completare la mia formazione. La scelta è ricaduta su Ginevra perché il centro di neurochirurgia era considerato all’avanguardia. Finito il contratto sono rientrato a Napoli per poi essere richiamato a Ginevra nel 2005.

Enrico Tessitore

Ho sviluppato un grande interesse per l’educazione scientifica dei giovani chirurghi in Europa. Questo mi ha portato, dal 2005 in poi, ad organizzare corsi di formazione per specializzandi e specialisti in chirurgia vertebrale. Mi sono sempre impegnato nella divulgazione scientifica e sono stato da poco nominato Presidente della Società Svizzera di Chirurgia Spinale. Da quattro anni sono il Direttore del Centro dei Tumori dell’Ospedale di Ginevra, attività che rappresenta una parte importante del mio lavoro.

Perché la scelta di dedicarsi alla chirurgia spinale?

Per molti anni ho effettuato interventi di chirurgia cranica. La chirurgia spinale mi ha affascinato da subito, proprio per l’approccio al paziente con dolore. Infatti, l’approccio al paziente con il mal di schiena lo trovavo molto interessante, anche perché molto frequente, dato che le patologie degenerative della colonna vertebrale riempiono l’80% del mio ambulatorio. Questo problema può essere affrontato con soluzioni diverse e un’ampia scelta nell’ambito delle opzioni chirurgiche.

 I dati non mentono. Sono circa il 25% le persone che mostrano segni di degenerazione del disco prima dei 40 anni. Dopo i 40, la percentuale sale vertiginosamente al 60%. Cinque miliardi sono i costi legati al mal di schiena in Svizzera.

Lei ha introdotto nella pratica clinica differenti tecniche come la cifoplastica per il trattamento delle fratture vertebrali, le tecniche di chirurgia mini – invasive e l’uso del robot. Può spiegarceli in parole semplici?

L’assistenza robotica si limita a dare maggiore stabilità, sicurezza e ripetibilità del gesto.  Il vantaggio è anche alleggerire il lavoro del chirurgo. Oggi i robot spinali sono braccia robotiche solide che vengono messe nella giusta posizione. La robotica permette di effettuare interventi sulla colonna vertebrale in modo sempre più efficace.  L’altro importante cambiamento tecnologico, robotica a parte, è quello dell’assistenza computerizzata alla chirurgia. Abbiamo dei sistemi di assistenza computerizzata che ci permettono di inserire delle viti nella colonna vertebrale in maniera precisa. 

Ora sta lavorando su altre tecniche?

C’è l’endoscopia che abbiamo iniziato da circa un anno. Si tratta di effettuare chirurgie sulla colonna vertebrale grazie all’introduzione di videocamere e strumenti chirurgici con piccolissime incisioni, permettendo un recupero molto più rapido del paziente. Altra innovazione è l’approccio mini-invasivo alla colonna con tecniche percutanee per inserire gabbie e viti. E’ decisamente meno distruttiva sui muscoli della colonna.

Pensa che la Svizzera le abbia dato ciò che l’Italia non poteva darle?

La Svizzera mi ha permesso di completare la formazione in maniera ottimale e lavorare con tecniche all’avanguardia.  Soprattutto mi ha dato una “proiezione europea”. E questo è sicuramente un grande valore aggiunto.

Paola Proietti

Romana, classe ’77, giornalista professionista dal 2008, ha lavorato per radio, televisione, web e anche la vecchia carta stampata. Conduttrice, redattrice, speaker, ghost-writer, ha avuto esperienze anche come addetto stampa e organizzatrice di eventi. Dal 2014 è reporter freelance e videomaker. Adora il giornalismo d’inchiesta, tanto che nel 2005 ha vinto il premio ILARIA ALPI per aver portato alla luce un giro di doping in una società di ciclismo giovanile. Da sette anni vive in Svizzera, dove opera principalmente come giornalista e video maker per testate web. E’ mamma di due bambine e organizza eventi culturali con il Gruppo genitori Ginevra.

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